Mortalità post-parto, ecco la situazione italiana

Cinque morti in meno di quindici giorni in sala parto. Dal 25 dicembre a oggi, infatti, cinque puerpere – a Verona, Torino, Bassano del Grappa, Foggia e Brescia – hanno perso la vita in seguito a complicazioni relative alla gravidanza o al parto. Si è acceso, naturalmente, il dibattito su malasanità e inefficienza da parte delle strutture ospedaliere e del personale sanitario, ma l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha prontamente sottolineato che si tratta di “eventi casuali” e non anomali rispetto ai tassi medi di mortalità materna: “Ogni anno”, ha detto all’Ansa Serena Donati, responsabile del Sistema sorveglianza mortalità materna dell’Iss,“si stima che circa 50 donne muoiano di parto in Italia, un dato medio-basso se confrontato con altri paesi europei, ma che potrebbe essere dimezzato, anche se non azzerato”. Per questo motivo, ha spiegato ancora Donati, “non è il caso di fare allarmismi”.

Cerchiamo di vederci un po’ più chiaro.

50 morti l’anno vuol dire che, solo nel nostro paese, quasi ogni settimana una donna in gravidanza perde la vita. Stando al Rapporto globale sulla mortalità materna pubblicato a novembre 2015 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni giorno, nel mondo, muoiono circa 830 donne per cause prevenibili legate alla gravidanza e al parto. Il 99% di tali morti avviene nei paesi in via di sviluppo, e il tasso di mortalità è più elevato tra le donne che vivono in zone rurali e in comunità particolarmente povere. Il trend, fortunatamente, è in diminuzione: tra il 1990 e il 2015, infatti, la mortalità materna in tutto il mondo è scesa di circa il44%; l’obiettivo del prossimo quindicennio, stando all’Agenda per lo Sviluppo sostenibile, è la riduzione del rapporto globale di mortalità materna a meno di 70 morti ogni 100mila nascite.

Torniamo al nostro paese. Sempre stando ai numeri, partorire, in Italia, è meno pericoloso rispetto agli altri paesi occidentali. Il gruppo Inter-agenzia per la Stima della mortalità materna, infatti, ha stimato un tasso di 4 decessi ogni 100mila nati vivi. I dati estrapolati dal sistema di sorveglianza coordinato dall’Iss e relativi a 6 regioni (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, a cui dal 2015 si sono aggiunte anche Lombardia e Puglia), che coprono il 73% dei parti italiani, stimano invece una mortalità leggermente superiore, pari a 10 decessi ogni 100mila nati vivi, con una forte variabilità regionale (5 decessi in Toscana contro 13 in Campania).

Anche quest’ultima stima è ampiamente al di sotto della media mondiale, ma non è il caso di abbassare la guardia: “Nei paesi socialmente avanzati la media è di 20 decessi ogni 100mila nati vivi”, dice ancora Donati, “mentre il dato migliore è quello dei Paesi Bassi con 6 decessi”. La causa principale delle morti è l’emorragia post-partum, responsabile del 52% degli eventi infausti, seguita dai disordini ipertensivi di gravidanza (19%) e tromboembolie (10%). “Si sono registrati”, conclude l’esperta, “anche quattro decessi a causa dell’influenza. Tra i fattori di rischio ci sono l’aumento dell’età materna, le condizioni di deprivazione sociale, il basso livello di istruzione e l’utilizzo del parto cesareo laddove non necessario”.

Via: Wired.it

3 Commenti

  1. Desidero fare presente che il termine corretto è “parto cesareo”
    cioè parto con taglio, dal verbo latino caedo (il cui paradigma è caedo, caedis, cecidi, caesum, caedere) che vuol dire tagliare.

    E’ peraltro pleonastico associare l’aggettivo ‘cesareo’ al sostantivo ‘taglio’, dal momento che un taglio è, per sua natura, … tagliato!

    Sono molto stupito che un articolo di ‘Galileo’ riporti un simile svarione.

    Ringrazio per l’ ospitalità.

    Annibale Gallico.

    • Gentile lettore,
      grazie della segnalazione. Il refuso è contenuto nel virgolettato della ricercatrice, riportato testualmente. Per correttezza, comunque, abbiamo corretto l’errore.

  2. Oggi se un paziente qualsiasi muore in ospedale magari perché vi era stato trasportato moribondo i parenti si sentono in obbligo di citare in tribunale ospedale, medici e infermieri. Le conseguenze di questo andazzo possono essere gravi, possono indurre alla “medicina difensiva” cioè alla astensione dalle terapie rischiose.
    Tutto sommato la nostra Sanità è una delle migliori.
    Il paese più consigliabile per mettere al mondo bambini è proprio il nostro in competizione con i Paesi Bassi.

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