Due anni di pandemia: i morti sarebbero tre volte tanti quelli dichiarati

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(Foto: Anastasiia Chepinska on Unsplash)

L’11 marzo 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiarava lo stato di pandemia di Covid-19. Adesso, un’analisi pubblicata su The Lancet indicherebbe che, da allora, il numero di vittime effettive potrebbe essere circa tre volte superiore a quanto stimato finora: 18 milioni di morti contro i 5,9 milioni segnalati dalle fonti ufficiali per lo stesso periodo di tempo. Questa marcata differenza sarebbe dovuta alla mancanza di dati in molti paesi del mondo e a rapporti sulla mortalità da Covid-19 ritardati e incompleti

Un modo per capire l’impatto della pandemia

Le statistiche sulla mortalità sono cruciali per le decisioni in materia di salute pubblica e ciò vale anche per Covid-19: una misurazione accurata del numero dei decessi, infatti, differenziata in base alla località e al periodo temporale, è importante per comprendere l’entità dell’impatto di Covid-19 in ogni paese del mondo e contribuire alle previsioni sull’andamento della pandemia e sulle politiche da adottare per contrastarla. Tuttavia, le morti segnalate nei registri ufficiali rappresenterebbero solo una stima parziale del bilancio totale delle vittime da Sars-cov-2, senza contare che l’affidabilità delle segnalazioni varia molto tra i diversi paesi e considerando diversi periodi temporali.

Nel corso del tempo vi sono stati diversi tentativi per valutare l’effettivo numero di decessi legati a Covid-19. Per esempio, riportano gli autori dello studio, l’Oms ha stimato, nel 2020, un totale di tre milioni di morti in eccesso, sebbene non abbia reso disponibili questi dati suddivisi per le diverse regioni del mondo. Per quantificare il numero di decessi dovuti all’infezione da Sars-cov-2, infatti, solitamente viene utilizzato l’eccesso di mortalità, strumento statistico che stima la differenza tra le morti complessive per tutte le cause dall’inizio della pandemia e i decessi per tutte le cause previsti sulla base delle tendenze negli ultimi anni prima del 2020. Per esempio, in Italia, l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità ha riportato che da marzo 2020 si sono verificate, a causa del coronavirus, 178.000 morti in eccesso rispetto alle previsioni dei dati relativi al 2015-2019.


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L’analisi e i risultati

Al fine di ottenere una stima globale ma allo stesso tempo precisa sulla mortalità da Covid-19, gli autori dello studio hanno raccolto i dati sui decessi per tutte le cause in 74 paesi e territori del mondo dal 1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2021 e li hanno confrontati con quelli relativi al periodo precedente alla pandemia, fino ad arrivare, in alcuni casi, a undici anni prima del 2020. Per i paesi che non producono questi dati, i ricercatori hanno utilizzato un modello statistico.

L’analisi, la prima stima dell’eccesso di mortalità a essere sottoposta al processo di revisione tra pari, indica che, sebbene nel 2020 e nel 2021 i decessi segnalati per Covid-19 siano stati 5,94 milioni in tutto il mondo, sarebbero 18,2 milioni le persone che in realtà sono morte a causa della pandemia. In particolare, il numero di morti in eccesso è stato maggiore in America Latina andina (512 morti ogni 100.000 abitanti), in Europa orientale e centrale (rispettivamente 345 e 316 morti ogni 100.000 abitanti), in Africa subsahariana meridionale (309 morti ogni 100.000 abitanti) e in America Latina (274 morti ogni 100.000). Le nazioni più colpite, invece, sarebbero state l’India, gli Stati Uniti, la Russia, il Messico, il Brasile, l’Indonesia e il Pakistan. 

I perché della differenza

Le ragioni dietro queste discrepanze sarebbero molteplici. Prima di tutto, dal momento che i sistemi di segnalazione ufficiali non indicano Covid-19 come causa di morte senza un test diagnostico positivo, i decessi dovuti al coronavirus sarebbero inferiori nei paesi del mondo che hanno minore possibilità di effettuare i test

In secondo luogo, i sistemi nazionali per la registrazione dei decessi variano molto per qualità e completezza dei dati, nonché nelle definizioni utilizzate per decidere se una morte sia effettivamente dovuta a Covid-19 (anche perché, sottolineano gli autori, nella comunità medica globale non esiste un accordo universale su quando la morte di una persona infetta da Sars-cov-2 debba essere segnalata come morte per Covid-19). Infine, ci sarebbero altri fattori sociali, economici e politici che, in alcuni paesi, sembrerebbero aver impedito una registrazione accurata delle morti durante la pandemia. 

“Capire il vero bilancio delle vittime della pandemia è vitale per un efficace processo decisionale in materia di salute pubblica”, afferma a Nature Haidong Wang, coautore dell’analisi. 

I ricercatori sottolineano che per il miglior monitoraggio possibile di questa e di future pandemie è necessario un rafforzamento dei sistemi di registrazione dei decessi in tutto il mondo. Tuttavia alcuni ricercatori, riporta Nature, hanno criticato le stime prodotte dagli autori dello studio. Per questo si rendono necessarie ulteriori ricerche in questo campo, non solo per validare ulteriormente il sistema, ma anche per valutare, all’interno dell’eccesso di mortalità, quale percentuale sia effettivamente relativa a Covid-19.

Via: Wired.it

Credits immagine: Anastasiia Chepinska on Unsplash