Movimento 5 Stelle e il caso della programmazione neurolinguistica

“I consulenti di Pnl stanno facendo un ottimo lavoro. Far dipendere la politica dalla comunicazione e dal marketing, la svuota dai contenuti. Direi che in meno di dieci mesi ci siamo adeguati alla comunicazione peggiore che potevamo fare…Casaleggio per quanto mi riguarda riprenditi i consulenti che ci hai mandato”. Scriveva così, appena due giorni fa sulla propria bacheca Facebook, il deputato dissidente del Movimento 5 StelleIvan Catalano, in merito alla comunicazione adottata dai grillini.

Accusa che non passa certo inosservata, soprattutto all’indomani della bagarre innescata dal post sessista di Claudio Messora, e ancora della lettera di Rocco Casalino a Daria Bignardi, dopo l’intervista della giornalista al deputato Alessandro di Battista. Eventi che hanno suscitato l’indignazione anche del premier Letta: “la corsa verso la barbarie intrapresa da Grillo, pare senza fine, non ci può essere tolleranza verso questo modo di fare politica”, aveva fatto sapere. E in questo “modo di far politica” è finita anche la programmazione neurolinguistica, cui secondo Catalano, farebbe ricorso il popolo dei grillini. Ma di cosa stiamo parlando?

“La programmazione neurolinguistica come scienza non esiste, è pseudoscienza, non ha nessuna evidenza scientifica”, commenta a Wired Sergio Della Sala, neuroscienziato della University of Edinburgh: “Se si parla di Pnl come una tecnica di comunicazione si è liberi di farlo, ma non confondiamo la comunicazione con la scienza, perché la Pnl non ha nulla a che fare né la dimensione neurologica, né linguistica”. Della Sala, insieme ad alcuni colleghi, qualche tempo fa dedicò alla programmazione neurolinguistica un numero speciale di Query, la rivista ufficiale del Cicap, l’organizzazione che promuove un’indagine scientifica e critica sul paranormale e sulle pseudoscienze. Vediamo cosa ne emerse.

La programmazione neurolinguistica, introdotta negli anni Settanta dal linguista John Grinder e dallo psicologo Richard Bandler, viene vista tanto un approccio alla comunicazione quanto allo sviluppo personale. L’idea di base è che esista un legame tra processi neurologici, linguaggio e strategie di comportamento, tale per cui è possibile operarsi per “insegnare a programmare il proprio cervello”, aiutando così le persone a raggiungere degli obiettivi, attraverso una serie di tecniche ed esercizi (qui per farsi un’idea).

Originariamente, scrivono dall’University of Surrey, fu sviluppata per capire come le persone processano le informazioni, si costruiscono schemi mentali e acquisiscono abilità per ottenere determinati risultati. Oggi con Pnl ci si riferisce a una serie di tecniche basate sui concetti di inconscio, linguaggio metaforico e terapia ipnotica, e che mescola teorie quali la percezione, la conoscenza e l’apprendimento.

Uno dei temi più ricorrenti nella Pnl è l’idea che ognuno di noi abbia uno specifico modo di pensare, noto come Sistema Rappresentazionale Primario (Srp), ovvero visivo, uditivo, cinestetico, olfattivo o gustativo, determinabile dalle parole usate da una persona o da come muove gli occhi. Tra le idee diffuse tra i terapeuti di Pnl quella per cui, per esempio, indirizzare una persona verso il giusto Srp possa aiutarli meglio a risolvere i problemi e raggiungere i propri obiettivi. Ma, come spiega Della Sala, malgrado le rivendicazioni della Pnl in letteratura non ci sono conferme scientifiche a tutto questo: “Quando si dice che la Pnl può migliorare la percezione della realtà, che in questo modo è possibile acquisire anche nuove abilità e superare le proprie fobie, la depressione, nonché in alcuni casi migliorare la memoria, ritrovare la forza e superare i deficit di apprendimento, non stiamo parlando di scienza. Non ci sono dati a sostegno di queste rivendicazioni, non ci sono studi che avvalorino questa tesi. C’è invece la libertà di affidarsi alla Pnl con atteggiamento fideistico, ma non ci sono prove di reali vantaggi derivanti dall’adozione di presunte tecniche, che andrebbero passate al vaglio di studi scientifici al pari di quanto si fa con i farmaci per ottenere evidenze di efficacia”.

Discorso diverso è invece quello della Pnl come strategia di comunicazione (la Pnl è stata anche definita come“l’arte dell’eccellenza nella comunicazione”). In quest’ottica la Pnl negli anni è stata venduta, impiegata tanto nella formazione aziendale quanto nelle strategie di marketing come metodo di miglioramento personale, anche con un notevole successo commerciale. “Ma se parliamo di comunicazione non parliamo di scienza”, ribadisce Della Sala: “Se con Pnl identifichiamo un tipo di approccio che si ha alla conversazione con un altro, che magari tende a influenzare anche la posizione del pubblico parliamo solo di una tecnica, una strategia, che può anche essere vera ma esula dalle neuroscienze”.

E come strategia comunicativa, il legame tra programmazione neurolinguistica come mezzo di persuasione mentale e politica non è nuovo. Quasi tre anni fa, per esempio, Enzo di Frenna su Il fatto quotidiano di come il potere di Berlusconi fosse basato sull’utilizzo della Pnl, insegnata, scriveva, ai manager di Pubblitalia e dirigenti di Forza Italia. L’accusa, neanche tanto sottile, è che Berlusconi e i suoi utilizzassero i diversi strumenti del linguaggio per manipolare la percezione della realtà. Tecniche di comunicazione cui oggi vengono accusati di far ricorso anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle.

Via: Wired.it

Credits immagine:  pasere/Flickr

3 Commenti

  1. Trovo veramente grottesco che per spiegare l’incontrovertibile successo prima di Berlusconi e poi di Grillo si ci illuda che dipenda da quelle che una volta si chiamavano “tecniche di persuasione occulta” ed oggi va di moda chiamare “programmazione neurolinguistica”.
    Il guaio è che per spiegare i fenomeni sociali siamo passati da un eccesso all’altro.
    Imperante la cultura marxista tutto veniva spiegato in termini di “lotta di classe”, anche quando non era proprio il caso.
    Collassato l’impero sovietico, pare le classi sociali siano scomparse e tutta l’umanità si sia ridotta “ad un volgo che nome non ha”.
    Ma anche se i confini tra una classe e l’altra si sono fatti più evanescenti, ma esistono ancora.
    Ci vuole tanto ad ammettere che per Berlusconi vota una piccola borghesia che teme (giustamente) che in un mondo globalizzato sara fatalmente ridimensionata, e che per Grillo votino quella parte della piccola e media borghesia e della classe operaia che hanno capito che se non mettono da parte le ideologie che li hanno divise nel passato e fanno blocco compatto, sono fatalmente destinate alla rovina?

  2. Molte tecniche di PNL sono usate anche in Psicologia Strategica, e con ottimi risultati su ansie, fobie, attacchi di panico, anoressia e bulimina. Sarebbe interessante chiedere agli psicologi se si ritengono scientificamente corretti.

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