Nanofibre, l’ombra del sospetto

Introdotte nell’addome di alcune cavie, particolari tipologie di nanotubi di carbonio possono provocare lesioni simili a quelle dell’amianto. Lo studio, pubblicato su Nature Nanotechnology, al momento viene accolto con cautela anche dai suoi stessi ricercatori e dovrà essere oggetto di ulteriori indagini: il prossimo obiettivo sarà verificare se esiste il pericolo che un’inalazione eccessiva di queste sostanze possa avere effetti cancerogeni.

I nanotubi di carbonio – in fase di sperimentazione in molte applicazioni tecnologiche grazie alle loro proprietà elettriche e meccaniche – sono strutture di dimensioni minuscole (appena qualche miliardesimo di metro). La forma cilindrica è però simile a quella delle fibre di amianto. Ed è proprio questa somiglianza strutturale ad aver spinto il tossicologo Ken Donaldson e un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo (Gb) a verificare se, come succede per le fibre di  minerali appartenenti al gruppo dei silicati, possa provocare formazioni cancerogene nel mesotelioma, lo strato cellulare che ricopre la superficie del torace e della cavità addominale.

Donaldson ha effettuato, così, alcune comparazioni tra tipologie di nanotubi di diverse dimensione e le fibre di amianto, scoprendo che – come accade per le fibre lunghe del minerale – i nanotubi lunghi e a parete multipla possono determinare l’inibizione delle cellule macrofaghe del sistema immunitario e la conseguente formazione di lesioni nei polmoni delle cavie. Analoghe evidenze, tuttavia, non sono state riscontrate per quanto riguarda i nanotubi più piccoli: fatto, questo, che a detta dello stesso Donaldson rende necessari altri approfondimenti prima di poterne denunciare la reale pericolosità.

Scoperti venti anni fa, i nanotubi di carbonio sono stati definitivi “la meraviglia del XXI secolo” nel campo dei nuovi materiali e si prevede che il loro mercato, nei prossimi sette anni, oscillerà intorno ai due miliardi di dollari. Tuttavia, sono diverse le voci che hanno denunciato il rischio per la salute. “Il nostro studio servirà a garantire la sicurezza e lo sviluppo responsabile delle nanotecnologie”, afferma Andrew Maynard, coautore della ricerca: “Se, da una parte, non è possibile pensare di non sfruttare le incredibili opportunità offerte dai nanotubi, dall’altra non si deve ripetere l’errore commesso in passato proprio con l’amianto”. (l.s.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here