Tutt’altro che un problema solo terrestre. Nello Spazio – non tanto prima della partenza né in orbita, dove l’uso di clisteri e sistemi di aspirazione permettono di gestire il rischio perdite e le necessità a bordo – durante le fasi di lancio e rientro gestire i propri bisogni è difficile. Ingabbiati nelle ingombranti tute spaziali, fare i conti con stimoli improvvisi o con flussi mestruali per le donne significa a oggi far affidamento sui pannoloni, indossati anche durante le passeggiate spaziali. Ma i pannoloni assorbenti possono essere usati solo per poche ore, onde evitare infezioni o irritazioni: servirebbe qualcosa per risolvere il problema capace di gestire i bisogni fisiologici più a lungo. Per questo la Nasa ha appena indetto una sfida sul tema, la Space Poop Challenge.
Lo scopo del concorso – c’è tempo fino al prossimo 20 dicembre per sottoporre le proprie idee – è di chiamare a raccolta appassionati e innovatori per creare soluzioni per gestire pipì, feci e flussi mestruali, da integrare nelle tute spaziali usate durante i lanci e i rientri, a lunga tenuta (in particolare nella Modified Advanced Crew Escape Suite). La Nasa, infatti, chiede che questi sistemi possano tenere fino a 144 ore, ovvero sei giorni. “Un sistema di gestione dei rifiuti in tuta”, scrivono dall’agenzia, “sarebbe utile durante le emergenze o nelle operazioni di lunga durata”. In media le operazioni di lancio e rientro durano una decina d’ore ma in caso di problemi le operazioni potrebbero protrarsi per giorni.
Oltre alla capacità di tenuta, il sistema che la Nasa sta cercando dovrebbe poter garantire la salute degli astronauti, dovrebbe essere veloce da integrare o da indossare nella tuta pressurizzata, raccogliere i rifiuti (qualunque siano) e allontanarli dal corpo senza l’utilizzo delle mani e gestire, ovviamente, fluidi, solidi e gas in condizioni di microgravità.
Via: Wired.it
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