Nefrologia, questa sconosciuta

Un censimento on line, per fotografare la situazione delle malattie renali in Italia. A promuoverlo è stata la Società Italiana di Nefrologia, che ne ha illustrato i risultati durante il suo recente 46° congresso nazionale. Le malattie renali rappresentano la seconda voce della spesa sanitaria nazionale, dopo le malattie cardiovascolari. Una realtà quindi che non si può sottovalutare. “La nefrologia è una disciplina centrale per il servizio sanitario nazionale, ma troppo poco riconosciuta. Tanto che”, fa notare il presidente dell Sin, Francesco Paolo Schena, “il 15 per cento dei medici che operano nelle strutture specializzate non sono nefrologi, perché i posti per la specializzazione sono troppo pochi”. E tanto che, fa notare ancora Schena, scherzando ma non troppo, sulla maggior parte dei word processor il correttore automatico non ha la parola “nefrologia” e la corregge in “neurologia”. Per rilanciare la materia la Sin ha deciso di partire da un bilancio della situazione, e ha interpellato on line i responsabili di strutture nefrologiche, chiedendo a ogni direttore di centro di valutare risorse strutturali, strumentali, umane e organizzative della propria struttura. I risultati, in sintesi. Sono oltre 51 mila in Italia i pazienti nefropatici assistiti nelle relative strutture, di cui 34mila in dialisi su 9 mila postazioni. L’indice di utilizzo è di 3,5 pazienti per postazione, in linea con la media europea. Ventimila i pazienti che hanno subito un trapianto di rene. A questi bisogna aggiungere 1 milione di persone affette da insufficienza renale cronica. “Il trattamento in campo dialitico e peritoneo-dialitico in Italia è eccellente” è il commento di Schena, “tanto è vero che la mortalità si ferma al 10 per cento, mentre in paesi come gli Usa si attesta sul 19 per cento. Non c’è alcun problema di accesso alle strutture di dialisi, quale che sia la fascia di età del paziente”. Dove rimane un vero e proprio imbuto è invece riguardo alla possibilità di ricevere un trapianto di rene per chi ne ha bisogno. In quanto a trapianti, l’Italia è al terzo posto nel mondo per numero di donatori (22 per milione di abitanti, contro i 35 della Spagna e i 25 degli Usa). Ma questo non basta a soddisfare la richiesta di organi, perché in questo momento, dei 7 mila pazienti in trattamento, il 50 per cento dei quali soddisfano i criteri per il trapianto (cioè età inferiore a 65 anni, nessuna comorbidità per ipertensione o diabete). Occorre quindi aumentare ulteriormente le donazioni, arrivando a quella che viene considerata la quota ottimale di 50 donazioni per milione di abitanti. Un altro fronte su cui la nefrologia dovrà svilupparsi, spiegano sempre alla Sin, è la prevenzione. La vera e propria pandemia di diabete e di ipertensione che colpisce i paesi industrializzati, con le conseguenti lesioni a carico del rene, ha fatto aumentare i pazienti che devono ricorrere alla dialisi. Per questo, i nefrologi dovranno costruire équipe multidisciplinari sul territorio con medici di medicina generale, cardiologi e diabetologi per diagnosticare precocemente l’insufficienza renale cronica. Iniziare subito la terapia permette di rallentare l’inevitabile progressione del danno renale, di ritardare l’ingresso in dialisi, ridurne il numero di anni, e ottenere quini un enorme risparmio per il budget sanitario. Infine, un altro settore su cui la Sin vuole impegnarsi è la formazione specifica dei nefrologi per il follow up dei pazienti trapiantati. Ma alla base, conclude Schena, c’è la necessità di aumentare il numero dei nefrologi che escono dalle strutture universitarie. “Sulla base dei dati del censimento, vogliamo parlare con il Ministro per fare in modo che quei 3mila medici che non sono nefrologi ma lavorano nelle strutture di nefrologia possano essere nei prossimi anni sostituiti da specialisti”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here