Nel microcosmo della materia

Il motto di Ernst Bloch, “la ragione della scienza è una fantasia che impara grazie agli errori compiuti”, potrebbe essere un sottotitolo perfetto per la mostra “3000” di Paola Machetta, uno dei migliori esempi recenti di un rapporto positivo tra ricerca scientifica e creazione artistica. Le 38 stampe raccolte nella mostra sono le immagini più belle o più curiose tra le centinaia di fotografie scattate durante il suo lavoro sperimentale per una tesi di laurea in ingegneria dei materiali presso il laboratorio Infm-Tasc di Trieste. E, significativamente, sono foto di errori sperimentali, di materiali difettosi o deformati e bruciati nel corso del lavoro. Come afferma l’autrice “tra una misura e l’altra ho avuto l’occasione di scattare delle foto sorprendenti che, per quanto riguarda la sperimentazione, rappresentano i miei errori migliori”.

Le immagini, di cui vi offriamo una selezione qui a lato, sono state ottenute combinando alcune tecniche di fotografia digitale con un microscopio elettronico e non sono state ritoccate in nessun modo. I colori sono originali e dipendono dalla semplice interazione della superficie con la luce. Il microcosmo fotografato da Paola Machetta ha le dimensioni della sezione di un capello e i soggetti sono ingranditi 3000 volte, da cui il nome della mostra.

Dal punto di vista scientifico, le foto costituiscono una caratterizzazione di film sottili su un substrato di silicio e i colori brillanti sono dovuti al fenomeno della colorazione per interferenza. Ma al di là delle caratteristiche tecniche, la sensazione trasmessa dalle immagini è quella del fascino di un mondo sconosciuto che affiora dall’infinitamente piccolo, il microcosmo della materia. Visti da vicino, i materiali apparentemente inerti che ci circondano assumono forme suggestive e inaspettate. Uno dei soggetti più fotografati è infatti il comune Politetrafluoroetilene (Ptfe), un nome scientifico dietro il quale si nasconde il materiale plastico antiaderente delle pentole che usiamo tutti i giorni. Sottoposti a vari procedimenti, i cristalli di Ptfe prendono la forma di una stella, oppure si ripiegano suggerendo i fiumi e le mappe geografiche che troviamo nel “macrocosmo”. Anche altri materiali fotografati sono molto comuni, come il silicio e l’alluminio, insieme ad alcuni tipi di resine utilizzate per le trasformazioni.Le opere della giovane ricercatrice triestina, saranno esposte a Bari durante l’INFMeeting 2002, il Congresso nazionale di fisica della materia (Fiera del Levante, Bari, 24-28 giugno 2002).

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