Neurofisiologia dei ricordi

A Marcel Proust è bastato assaggiare un dolce, la madeleine, per avventurarsi nel mondo della memoria e scrivere uno dei brani più famosi della Ricerca del tempo perduto. Ora, uno studio condotto da ricercatori del Baylor College of Medicine (Houston, Texas), del Massachusetts Institute of Technology (Boston) e dell’Università Hokkaido (Sapporo, Giappone) ha identificato per la prima volta la regione cerebrale dove avviene il collegamento tra stimoli sensoriali e memoria. In un articolo pubblicato questa settimana su Science, i ricercatori dimostrano come l’affiorare di ricordi “casuali” a partire da rappresentazioni parziali – un odore, un sapore o un brano musicale – si verifica nella regione CA3 dell’ippocampo. I ricercatori hanno creato topi geneticamente modificati, la cui regione CA3 era stata privata di un recettore specifico. I topi mutati sono stati poi addestrati, assieme ad altri animali non modificati, a orientarsi in un labirinto seguendo dei riferimenti visivi. Tutto è andato bene fino a che alcuni riferimenti sono stati rimossi: mentre i topi normali riuscivano comunque a ricostruire il percorso, gli animali privi del recettore non sapevano più dove andare. “L’ippocampo”, spiega Dan Johnston del Baylor College “sembra essere la regione cerebrale dove alcuni ricordi vengono inizialmente immagazzinati e processati.” Secondo il ricercatore, questi ricordi possono rimanere nell’ippocampo addirittura per un anno, prima di essere trasferiti ad altre aree del cervello. Ciò spiegherebbe perché le persone che subiscono danni alla regione ippocampale perdono la memoria recente e non sono in grado di immagazzinare nuovi ricordi, mentre riescono ad accedere alla memoria remota, che ha sede nella corteccia. Il prossimo passo della ricerca sarà determinare come i neuroni della regione CA3 dell’ippocampo processano le informazioni per ricreare i ricordi a partire dagli stimoli esterni. (f.n.)

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