Il cervello possiede un tachimetro che funziona grazie a un tipo di neuroni appena scoperti. Lo racconta uno studio, pubblicato su Nature, condotto su alcuni topi presso la Norwegian University of Science and Technology a Trondheim. I neuroni scoperti sono specializzati del proprio nel percepire la velocità, ovvero lo spostamento del corpo dell’animale rispetto agli oggetti che lo circondano e la zona dedicata a questa funzione è localizzata nella porzione mediale del lobo temporale del cervello, nella zona della corteccia entorinale.
Tutto è partito – come spesso accade nella ricerca – da una domanda: in che modo il cervello riesce a interpretare le percezioni sensoriali in modo da confezionare un quadro di insieme durante il movimento, più o meno veloce? Per rispondere, gli scienziati hanno sottoposto a elettroencefalogramma alcuni topi mentre camminavano o correvano su un talis roulant collegato a un computer e modificato in modo da poter “guidare” gli esemplari a una velocità precisa. Sul nastro è stata infatti installata una sorta di scatola senza fondo, dentro la quale sono stati alloggiati gli animali, che ha permesso loro di correre sul nastro ma non di superare la velocità stabilita volta per volta.
La zona della corteccia entorinale, in realtà, era già nota per la propria funzione di percezione della posizione dello spazio, ma solo in senso statico. Gli esperimenti condotti ora dagli scienziati scandinavi hanno rilevato la presenza di alcune cellule specializzate nella rilevazione della velocità. Nel momento in cui gli animali sono stati fatti correre sul tapis roulant, infatti, i sensori hanno cominciato a rilevare “l’accensione” di una zona particolare della corteccia entorinale. Questa attività è direttamente proporzionale all’aumentare della velocità ed è la prima volta in cui è stata dimostrata una correlazione così diretta. L’area funzionale che corrispondealla rilevazione della velocità, è pari a circa il 15% dei neuroni che compongono la corteccia entorinale nei topi..
Secondo gli autori, la scoperta permetterà di fare chiarezza sul modo in cui il cervello percepisce la posizione del corpo in relazione allo spazio esterno e in chi modo pianifica di conseguenza tempi e modi dei movimenti.
Riferimenti: Nature Doi: 10.1038/nature14622
Credits immagine: Debs (ò‿ó)♪/Flickr CC
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