30 milioni di anni fa sommovimenti del profondo mantello terrestre fecero sorgere l’altipiano etiope e affossare l’area mediterranea, un dislivello che diede origine al grande fiume Nilo, che solca e fertilizza la terra africana lungo i 7 mila chilometri del suo percorso. Questa è l’ipotesi presentata sulle pagine di Nature Geology da un team internazionale coordinato dal geologo Claudio Faccenna dell’Università Roma Tre. Frutto di un’indagine multidisciplinare, lo studio suggerisce che anche altri grandi lunghi fiumi intracontinentali si siano originati allo stesso modo.
Il primo indizio: i depositi del delta del Nilo
“Il nostro studio avvalora una delle due ipotesi principali sull’età del Nilo, che gli attribuisce appunto 30 milioni di anni, mentre l’altra soltanto cinque”, racconta Faccenna. Un primo indizio era stato scoperto grazie alle indagini approfondite di Eduardo Garzanti dell’Università Bicocca di Milano, che aveva scovato nei sedimenti della foce minerali risalenti a 30 milioni di anni, che provengono dagli altipiani etiopi dove il Nilo ha origine. “Quella sembrava la pistola fumante, ma si trattava di capire come il fiume potesse essere rimasto stabile così a lungo”.
Alla sorgente: l’altipiano etiope
Si trattava perciò di risalire a ritroso lungo il corso del fiume. Il Nilo vero e proprio si origina dall’incontro di due affluenti, il Nilo bianco e il Nilo azzurro. È in particolare quest’ultimo a riguardare la nostra storia. Il Nilo azzurro, oltre ad avere un regime molto irregolare che da sempre ha determinato le grandi piene a valle, nasce sull’altipiano etiope. L’altipiano sorse proprio 30 milioni di anni fa, figlio di un’intensa attività vulcanica, di cui sono testimoni le rocce basaltiche che lì si trovano. “Ma questa attività deriva direttamente da una corrente ascensionale del mantello”, racconta Faccenna.
Le correnti del mantello profondo
Infatti, sotto l’asse del Nilo, tra i 200 e i 2000 km di profondità, si trova una cella di convenzione del mantello terrestre che si muove di un centimetro ogni anno. Grazie a tecniche di tomografia sismica i ricercatori sono riusciti a comprendere il ciclo della cella che si sviluppa da sud a nord, quali siano le correnti ascendenti verso la crosta terrestre e quali quelle discendenti verso le viscere. “Questo movimento crea stress nella litosfera sovrastante. È così che 30 milioni di anni fa la corrente ascendente ha sollevato l’altipiano mentre quella discendente ha affossato l’area mediterranea, creando il gradiente topografico che perdura fino ad oggi”. Detto altrimenti, la pendenza che ha reso stabile il corso del fiume.
I ricercatori hanno quindi fatto una simulazione al computer, come spiega Faccenna. “Abbiamo poi messo tutti i dati raccolti in un modello di previsione. E la simulazione che il sistema ha fatto coincide con il corso del Nilo, anche nei più piccoli dettagli”.
Oltre il fiume Nilo
“L’idea ci era venuta anni fa, ma ci è voluto del tempo per metterla alla prova”, racconta Faccenna. Per testarla è infatti servita l’intensa collaborazione tra più università e competenze diverse. I ricercatori di Roma hanno compiuto le analisi sulle rocce basaltiche del plateau etiopico, i ricercatori dell’Università del Texas si sono occupati delle indagini sul mantello profondo. I geologi di Milano e di Gerusalemme hanno compiuto indagini sul delta, infine all’Università della Florida hanno sviluppato il modello computazionale per la simulazione. È così che sono giunti a un risultato importante. “La nostra ricerca mostra la connessione tra i processi profondi del mantello e le espressioni superficiali sulla crosta terrestre”, afferma Faccenna.
Ma per essere certi, le ricerche non si fermano qui: nella lista delle future indagini ci sono almeno altri due fiumi. “Uno è il fiume Congo che ha un delta davvero longevo, risalente a 40 milioni di anni fa”, conclude Faccenna. “Un altro è lo Yenisei, un lungo fiume intracontinentale che scorre dalla Mongolia alla Siberia e la cui origine e il cui antico corso somigliano proprio a quelli del Nilo”.
Riferimenti: Nature Geoscience
Immagine di copertina: Nina R