Via Lattea, ecco la firma chimica della cannibalizzazione planetaria

via lattea cannibalismo planetario

La cannibalizzazione planetaria non si è verificata nel nostro Sistema solare: la nostra stella ha preservato i pianeti su orbite ordinate e quasi circolari, il che ha favorito il fiorire della vita sulla Terra. Ma nella via Lattea ben un quarto dei sistemi binari con stelle simili al Sole ha divorato i suoi pianeti. La scoperta è di un gruppo guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) che ha individuato nella differenza chimica dei due componenti di un sistema il segno di processi altamente caotici, con collisioni tra pianeti e ricadute di frammenti sulla propria stella.

Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy. indica la possibilità di utilizzare l’informazione sulla composizione chimica delle stelle per identificare quelle che hanno probabilità maggiori di ospitare gemelli del nostro Sistema solare.

Uguali, anzi no: l’indizio rivelatore

Le due componenti stellari di un sistema binario dovrebbero essere chimicamente identiche, essendo formate dallo stesso gas. Ma se un pianeta cade in una delle due stelle, dissolvendosi nello strato stellare esterno, ne modifica la composizione chimica, aggiungendovi elementi più pesanti (come litio e ferro). Confrontando gli elementi chimici delle due componenti di un gran numero di sistemi binari, i ricercatori sono stati in grado di identificare le stelle con una composizione anomala, dimostrando poi che le anomalie chimiche possono essere causate solo dalla caduta di pianeti verso la stella centrale.

Lo studio statistico su dati chimici

I ricarcatori hanno utilizzato i dati su 107 sistemi binari ottenuti dallo spettrografo HARPS montato sul telescopio da 3,6 metri dell’ESO, e altri dati acquisiti da spettrografi ad alta risoluzione simili ad HARPS. Lo studio statistico ha dimostrato che le anomalie osservate sono la diretta conseguenza della cannibalizzazione di pianeti. “Per esempio”, racconta Lorenzo Spina, primo autore dell’articolo e assegnista di ricerca presso l’INAF di Padova, “ci siamo accorti che più lo strato esterno della stella si assottiglia, tanto più aumenta la probabilità di osservare anomalie chimiche. Questo perché, quando il materiale planetario si diluisce in una minor quantità di materiale stellare, aumenta la sua capacità di mutare la composizione chimica stellare”. 

Cannibalizzazione planetaria per un quarto dei casi

Ben un quarto di queste stelle ospitano sistemi planetari talmente caotici da aver portato a drammatici eventi di cannibalizzazione planetaria. La probabilità è compresa tra il 20 e il 35%. Come se Giove o Saturno cadessero verso il Sole, distruggendo anche le orbite dei pianeti più interni. È improbabile che sistemi planetari così dinamici siano adatti ad ospitare forme di vita complessa come quelle presenti sulla Terra”, conclude Spina.