Un no al nucleare sottoscritto da oltre mille e duecento ricercatori e docenti universitari: le ragioni dei firmatari sono spiegate in una lettera aperta al presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, dove si chiede che il governo prenda in considerazione una maggiore collaborazione tra scienza e politica perché si arrivi insieme alla migliore soluzione del problema energetico.
L’appello è stato promosso da un comitato di tutto rispetto, presieduto da Vincenzo Balzani, uno dei chimici più accreditati presso la comunità scientifica internazionale, ora a capo del Photochemistry and Supramolecular Chemistry Group dell’Università di Bologna: “In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale”, hanno dichiarato i ricercatori, “abbiamo sentito il dovere di esprimere la nostra opinione”.
Alla vigilia della discussione del governo sulle centrali nucleari si chiede di non considerare l’atomo come la soluzione del problema dell’energia in Italia, ma di essere lungimiranti e utilizzare le risorse per sostenere le fonti rinnovabili. La necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, possibile bersaglio per attacchi terroristici, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari sono le motivazioni principali elencate nella lettera.
I ricercatori, si legge a conclusione del documento, sono pronti a mettere a disposizione le loro competenze per discutere il problema energetico in modo approfondito e nelle opportune sedi. Chiunque può sottoscrivere la petizione all’indirizzo Internet energiaperilfuturo.it (t.m.)
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