Un sottile tubo di plastica nel cervello potrebbe migliorare la vita di chi è affetto dal morbo di Parkinson. Lo sostengono i ricercatori dell’Institute of Neurosciences di Bristol, nel Regno Unito, che da due anni lavorano a un trattamento per la cura di questa malattia neurodegenerativa che colpisce circa quattro milioni di persone nel mondo. Dopo aver impiantato un sottile tubo di plastica nel cervello di cinque pazienti e una piccola pompa nello stomaco, gli scienziati hanno somministrato loro una proteina capace di alimentare le cellule cerebrali che a causa della malattia deperiscono e non producono più dopamina, un neurotrasmettitore che regola il normale movimento. Generalmente i malati di Parkinson assumono un farmaco, il levodopa (L-Dopa), che a lungo termine rende iperattive le cellule nervose provocando movimenti incontrollabili e tremori continui. “E’ il primo caso in cui si assiste a un ribaltamento della progressione della malattia”, spiega Steven Gill, che ha coordinato lo studio, “dopo due anni di trattamento abbiamo notevoli miglioramenti in pazienti costretti all’immobilità a causa dei problemi motori”. Le cellule del cervello così ringiovanite dal nuovo trattamento iniziano a crescere all’improvviso e a produrre la dopamina necessaria. Alcuni scienziati però, avanzano dei dubbi sui possibili effetti collaterali della cura. (r.p.)
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