Nuove speranze dai trapianti

I trapianti da donatori senza legami familiari con i pazienti potrebbero rivelarsi importanti per la cura del morbo di Parkinson, la malattia causata dalla mancanza dei neuroni che producono dopamina e controllano il movimento muscolare. Rimpiazzando questo tipo di cellule con il trapianto, quindi, si potrebbe correggere il disturbo. I dati relativi ai nuovi studi sono stati presentati ieri a Philadelphia, durante il congresso dell’American Society of Hematology, da alcuni ricercatori dell’Università del Minnesota. Utilizzando diversi approcci, John Wagner, Juliet Barker, Margaret MacMillan e Catherine Verfaillie hanno dimostrato che è possibile superare il problema legato al rigetto dovuto al trapianto da donatori immunologicamente distinti. Quando l’organismo riceve cellule estranee, infatti, si difende mettendo in atto un meccanismo di rifiuto. Nello studio di Wagner, per esempio, è stata testata con successo l’efficacia di una profilassi anti-rigetto su più di 400 individui malati di leucemia sottoposti a trapianto di midollo. Il trattamento consiste nel ridurre preventivamente il numero dei linfociti T, uno specifico tipo di globuli bianchi implicati nella reazione immunitaria. In una ricerca sui topi, inoltre, Catherine Verfaillie ha dimostrato che alcune cellule del midollo osseo possono essere indotte a formare neuroni che producono dopamina. Queste cellule staminali derivate dal midollo potrebbero costituire, quindi, la fonte ideale per il trapianto e la cura della malattia di Parkinson. (v.n.)

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