Nuovi dubbi per la ricerca sulle cellule staminali

Neanche un mese fa il mondo della ricerca sulle cellule staminali festeggiava un altro traguardo. Sulle pagine di Nature infatti usciva la notizia che era possibile produrre staminali pluripotenti da cellule del sangue mature cambiando solo i fattori ambientali, in particolare abbassando il pH. Il processo di sdifferenziazione (ovvero la riacquisizione di un fenotipo non specializzato) era stato chiamato stimulus-triggered acquisition of pluripotency (Stap). Oggi però le stesse ricerche di Haruko Obokata del Riken Center for Developmental Biology sono messe in discussione per la credibilità dei contenuti, riferisce Nature News. Il metodo presentato sembrerebbe troppo semplice per essere vero, in sostanza.

Ma quali sono le accuse? Utilizzo di foto duplicate nei paper (un’accusa che richiama, da lontano, il caso Stamina e le foto copiate da altri studi di Vannoni) e difficoltà di riprodurre gli stessi risultati ottenuti dal team di Obokata. Per questo lo stesso istituto Riken sta indagando sulle presunte irregolarità dei paper incriminati avvalendosi di esperti interni ed esterni.

Il caso è scoppiato qualche giorno fa con le perplessità avanzate su alcuni blog. Perplessità che prendono di mira gli ultimi due paper su Nature, ma anche lavori precedenti. Quest’ultimo caso si riferisce a una ricerca pubblicata nel 2011, dove per alcuni una stessa immagine è stata usata per mostrare la presenza di diversi marcatori semplicemente capovolgendola. Il coautore dello studio (così come dei paper più recenti) Charles Vacanti della Harvard Medical School ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del miscuglio di immagini solo recentemente e che si tratti di un “onesto sbaglio” per il quale avrebbe già chiesto correzione al giornale.

Anche per gli ultimi due articoli le perplessità riguardano le immagini: in particolare in un caso una linea di un gel di un’immagine illustrante dati genetici appare strana (in particolare ha uno sfondo diverso, che la fa sembrare come incollata al resto e non parte dello stesso gel), mentre una foto riguardante in teoria placente diverse (ottenute con diversi esperimenti) sarebbe stata girata e riusata in differenti figure. Per quest’ultimo caso potrebbe trattarsi di mera confusione, ammette il ricercatore che ha eseguito le fotografie, e che adesso analizzerà meglio cosa potrebbe essere accaduto.

Infine anche i tentativi di riprodurre il metodo Stap finora sono stati il più delle volte fallaci anche se, va detto, molti dei ricercatori che si sono cimentati nell’impresa non hanno usato le cellule impiegate da Obokata. Molti esperti poi ammettono che sebbene possa sembrare semplice, eseguire lo stesso esperimento possa essere alquanto difficile invece. Anche Teruhiko Wakayama della Yamanashi University e coautore degli studi ha avuto difficoltà a riprodurre lo stesso esperimento, anche se c’è riuscito, abbastanza per convincerlo che la tecnica effettivamente funzioni, ha spiegato.

Via: Wired.it

Credits immagine: Haruko Obokata

1 commento

  1. Ho visto le foto seguendo i vostri links e devo dire che sono sorpreso: possibile che i reviewers di Nature non si siano accorti che sono le stesse immagini capovolte o ritoccate? Il gel poi si vede chiaramente un “copia ed incolla”.
    Faccio da reviewer ed editor per numerose riviste scientifiche e lavori così in verità per fortuna ne capitano pochi, ma che riviste ad alto impatto come Nature pubblichino tali immagini è davvero sorprendente!

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