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Nuovi inutili ostacoli all’eterologa

Un inutile ostacolo alla fecondazione “eterologa”, che configura anche una violazione della privacy. È un coro di dissenso quello che ha accolto la proposta del Ministero della Salute di obbligare i donatori di gameti a sottoporsi a una consulenza genetica scritta. Una procedura lunga e complessa che non è prevista in nessun altro paese al mondo. E che, secondo l’Associazione Luca Coscioni, diverse società scientifiche attive nel campo della procreazione assistita – Cecos, Sifes e Mr, e Sios.E – lungi dal tutelare le coppie di aspiranti genitori, avrebbe come effetto finale quello di aumentando le liste di attesa.

Secondo il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, obbligare chi vuole donare i gameti a effettuare uno “screening genetico di geni autosomici recessivi risultati prevalenti nel contesto etnico del donatore e una valutazione del rischio di trasmissione di patologie ereditarie che risultano presenti nella famiglia del donatore”, servirebbe a garantire una maggior sicurezza per le persone coinvolte nel percorso della fecondazione eterologa. Tuttavia, osservano in un comunicato congiunto Associazione Luca Coscioni, Cecos, Sifes e Mr, e Sios.E – è significativo che nessun altro Paese preveda questo obbligo: “Lo screening eseguito fino ad oggi è più che sufficiente: la consulenza genetica è prevista solo quando l’anamnesi o gli esami rilevino fattori di rischio”. L’obbligo, tra l’altro, creerebbe difficoltà all’utilizzo di gameti da banche estere, che oggi sono la fonte principale di rifornimento per le coppie in lista di attesa. Liste destinate inevitabilmente ad allungarsi. Non solo. L’eterologa avrebbe una spesa aggiuntiva di 2mila euro rispetto ai costi attuali, con una penalizzazione rispetto alle coppie che fanno fecondazione omologa, dove non è prevista alcuna diagnostica di questo livello

Ma soprattutto, l’obbligo di consulenza genetica per i donatori non aumenterebbe la sicurezza dei trattamenti per nessuno dei soggetti coinvolti. Per contro, comporterebbe una gravissima violazione del diritto alla privacy sia del donatore sia dei riceventi. Questo perché lo screening genetico – che per essere completo deve essere eseguito anche sul partner fertile della coppia – può portare alla luce situazioni che una persona in cerca di un figlio non è necessariamente intenzionata a conoscere, come predisposizione a patologie tumorali, neurodegenerative, ecc. “Costringere le persone a eseguire queste analisi costituisce una forma di eugenetica”, concludono le società scientifiche.

Credits immagine: Adrian Wiggins/Flickr CC

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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