Un nuovo coronavirus dai pipistrelli in Russia

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(Foto: Tom Bixler on Unsplash)

Se non agiamo in fretta, potrebbe verificarsi un’altra pandemia scatenata da un nuovo virus. È questo l’appello dei ricercatori della Washington State University che, nel loro nuovo studio pubblicato su Plos Pathogens, hanno raccontato di aver scoperto un nuovo coronavirus nei pipistrelli in Russia. Il pericolo, spiegano gli esperti, è che il virus respiratorio potrebbe potenzialmente infettare anche gli esseri umani, ma, cosa ancor più preoccupante, è che se dovesse diffondersi risulterebbe resistente agli anticorpi e vaccini attualmente disponibili.


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Il nuovo virus respiratorio, chiamato Khosta-2, è stato trovato nel Parco Nazionale di Sochi in Russia tra i pipistrelli Rhinolophus hipposideros, una specie diffusa anche in Europa e Nord Africa. Molto simile al Sars-Cov-2, anche Khosta-2 è ricoperto dalle ormai famose proteine spike. Dalle analisi di laboratorio, infatti, è emerso che questo virus dei pipistrelli è stato in grado di infettare le cellule umane: nel dettaglio, ha utilizzato la proteina spike per attaccarsi ai recettori dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (Ace2) sulle cellule epatiche umane per infettare i tessuti più o meno allo stesso modo di Sars-Cov-2.

Il problema, come raccontano gli esperti, è la sua resistenza agli anticorpi monoclonali e ai vaccini finora sviluppati contro la Covid-19. Inoltre, nemmeno gli anticorpi sviluppati dalla variante omicron sembrerebbero essere efficaci contro il nuovo coronavirus, nonostante entrambi appartengano allo stessa sottocategoria, i sarbecovirus. “La nostra ricerca dimostra ulteriormente che i sarbecovirus che circolano nella fauna selvatica al di fuori dell’Asia (anche in luoghi come la Russia occidentale dove è stato trovato il virus Khosta-2) rappresentano una minaccia per la salute globale e le campagne vaccinali in corso contro Sars-Cov-2”, commenta il virologo e autore dello studio Michael Letko, sottolineando l’importanza di sviluppare vaccini universali per la protezione contro i sarbecovirus in generale.

Sebbene non sia ancora chiaro se il nuovo coronavirus possa infettare esseri umani nel mondo reale (e non in laboratorio come nello studio), i risultati iniziali suggeriscono che è comunque possibile. Finora, infatti, a Khosta-2 mancano alcuni geni ritenuti coinvolti nell’infezione degli essere umani, ma se co-infettasse un ospite con un altro coronavirus, ci potrebbe essere anche l’eventualità che i due virus possano ricombinarsi in una variante completamente nuova. “Questi risultati suggeriscono che alcuni coronavirus possono infettare le cellule umane attraverso un recettore attualmente sconosciuto”, scrivono gli autori. “È stato dimostrato che i sarbecovirus co-circolano nei pipistrelli, quindi questa variazione nell’utilizzo dei recettori tra virus strettamente correlati potrebbe rappresentare una strategia evolutiva per la persistenza virale all’interno della popolazione serbatoio”.

E se questo serbatoio virale dovesse riversarsi sugli esseri umani, i nostri attuali vaccini contro il Sars-Cov-2 potrebbero essere inefficaci. “In questo momento, ci sono team di ricerca che stanno cercando di escogitare un vaccino che non protegga solo dalla prossima variante di Sars-Cov-2, ma anche dai sarbecovirus in generale”, commenta Letko. “Purtroppo, molti dei nostri attuali vaccini sono progettati per virus specifici che sappiamo infettano le cellule umane o per quelli che sembrano rappresentare un maggior rischio di infettarci. Ma si tratta di un elenco in continua evoluzione. Dobbiamo ampliare la progettazione di questi vaccini per proteggerci da tutti i sarbecovirus”.

Credits immagine: Tom Bixler on Unsplash