I parchi nazionali Ranomafana e Andringitra, in Madagascar, parte del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, sono noti per l’enorme varietà di specie di flora e fauna che li popolano: ricoprono una vasta area di territorio che contiene diversi tipi di habitat, dalla foresta pluviale fino alle praterie, agli altopiani. Proprio in queste aree, un gruppo di ricercatori ha scoperto un nuovo lemure, una specie notturna di lemuri nani, rinominata Cheirogaleus grovesi. Un nome che omaggia il famoso primatologo Colin Groves, deceduto lo scorso novembre, che durante la sue ricerche in Kenya, Tanzania, Rwanda, India, Iran, China, Indonesia, Sri Lanka e Congo ha identificato oltre 50 diverse specie animali, tra cui proprio diverse specie di lemuri negli anni 90.
I nuovi esemplari sono stati descritti in uno studio pubblicato su Primate Conservation: il loro corpo è lungo appena 17 cm, mentre la coda può raggiungere i 28 cm. Il peso è di circa 400 grammi, il pelo è marrone, nerastro con una macchia bianca sul naso. Come gli altri lemuri, la new entry ha grandi occhi scuri, e zampe dotate di pollice opponibile, che permette loro di arrampicarsi sugli alberi e raccogliere i frutti di cui si cibano.
Poiché molte specie diverse di lemuri si somigliano, e risultano indistinguibili quando osservate, durante la ricerca gli scienziati hanno raccolto campioni di DNA di diversi esemplari, che sono stati in seguito analizzati al computer, confrontando alcune sequenze di dati con altri campioni che erano stati raccolti in passato. I dati ottenuti hanno quindi confermato che si trattava di una nuova specie.
Lo stato di conservazione di questi lemuri è ancora da determinare, tuttavia secondo i ricercatori C. grovesi potrebbe essere relativamente al sicuro, in quanto popola le aree protette dei parchi naturali (nonostante nemmeno queste zone possano dirsi al sicuro dal pericolo della deforestazione). Ulteriori ricerche sono necessarie per stabilire quali misure protettive possono essere prese per preservare questa nuova specie dall’estinzione.
Riferimenti: Primate Conservation
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