Fanno ingrassare più i grassi o i carboidrati?

Obesità

C’era una volta la dieta mediterranea, regina del benessere e custode della linea. Poi è stata la volta delle diete low carb, quindi le diete iperproteiche, fino alla più recente la nordic diet, che dalla cara vecchia dieta mediterranea si discosta ben poco: olio di colza al posto del banale evo, e un vago mood scandinavo. Di fronte a tante alternative, e ai repentini cambi di opinione degli esperti (sedicenti e non), è normale un certo smarrimento. Possibile che non si conosca ancora il regime alimentare ideale? In effetti è così. Anzi: a dirla tutta non è chiaro neanche quali siano gli elementi della nostra alimentazione responsabili dell’ingrassamento. O meglio, quali macronutrienti tra grassi, carboidrati e proteine provochino il “craving” che spinge a consumare troppo cibo e apre le porte all’obesità. Se di certezze non ve ne sono, qualche indizio ce lo può fornire un nuovo studio appena pubblicato su Cell Metabolism, che individua nei grassi il principale indiziato nello sviluppo dell’obesità. Una scoperta banale? Tutt’altro, a dire il vero.

Quando si parla di diete (dimagranti), esistono infatti due principali alternative: le cosiddette diete low fat, che puntano a limitare il più possibile il consumo di alimenti grassi, e quelle low carb, indirizzate piuttosto a eliminare carboidrati e zuccheri dall’alimentazione. Le une e le altre hanno pro e contro, e se parliamo di alimentazione “sana” molto dipende da come le si mette in pratica. Detto questo, la questione di fondo rimane ancora aperta: fanno ingrassare più grassi o carboidrati?

Gli studi scientifici svolti fino ad oggi hanno dato risultati contraddittori, puntando il dito ora a uno, ora all’altro, se non a entrambi questi due macronutrienti. Il nuovo studio nasce proprio per mettere ordine nella querelle, e per riuscirvi i suoi autori – un team di ricercatori dell’Università di Aberdeen e dell’Accademia delle Scienze Cinese – hanno scelto di ricorrere ai topi. Un mammifero evolutivamente lontano dalla nostra specie, che però garantisce alcuni vantaggi non da poco in un campo di studi come quello dell’alimentazione. Uno su tutti, i tempi. Se per valutare correttamente l’effetto di un alimento sull’essere umano servirebbero studi di lunghissima durata, quasi un decennio secondo gli autori della nuova ricerca, il metabolismo accelerato di questi roditori garantisce risultati paragonabili con solo alcuni mesi di lavoro.

Nel loro laboratorio i ricercatori hanno così potuto testare gli effetti di 29 regimi alimentari sul peso corporeo dei topi lungo un periodo di tre mesi (equivalente a circa 9 anni per gli esseri umani). Sperimentando con differenti percentuali di grassi, proteine e carboidrati, e monitorando non solo l’eventuale cambiamento di peso, ma anche la quantità di cibo consumato e la percentuale di grasso accumulato.

Risultati alla mano, gli scienziati sono sicuri di aver identificato la causa principale dell’obesità. L’aumento di peso, di grasso corporeo e anche di cibo consumato è infatti emerso unicamente nel caso di diete ad alto contenuto di grassi. I carboidrati, anche spinti fino all’80% delle calorie consumate durante la giornata e al 30% di zuccheri (i carboidrati più semplici), non hanno prodotto alcun cambiamento importante nel peso degli animali, e una dieta ad alta percentuale sia di carboidrati che di grassi è risultata equivalente (per chili in più) a quella con soli grassi in più.

Abbiamo un colpevole quindi, ma ci manca forse un movente? Non proprio, perché durante l’esperimento i ricercatori hanno monitorato anche i cambiamenti che avvenivano nei cervelli dei topi in risposta ai differenti regimi alimentari, e ritengono di aver identificato il meccanismo di azione che produce un aumento dell’appetito e il conseguente ingrassamento. “Gli effetti del grasso sembrano dipendere dalla sua capacità di stimolare i centri della ricompensa all’interno del cervello – racconta John Speakman, coordinatore del gruppo di ricerca – e in questo modo gli animali sono spinti a un consumo sempre maggiore di cibo”.

La ricerca ha ancora diversi limiti – ammettono gli autori – non ultimo, il fatto che sia stata effettuata su topi e non su esseri umani, e non è quindi detto che i risultati, per quanto plausibili, siano veri anche per la nostra specie. “I topi sono molto simili all’essere umano per fisiologia e metabolismo, e non potremo mai effettuare studi così lunghi e controllati sull’uomo”, sottolinea Speakman. “Per questo motivo, i risultati del nostro studio vanno presi come un buon indizio degli effetti che hanno, almeno probabilmente, i differenti regimi alimentari anche nella nostra specie”.

Riferimenti: Cell Metabolism

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