Obiettori per protesta

I responsabili di otto tra le principali strutture ospedaliere e consultoriali che nel Lazio garantiscono l’applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza si sono dichiarati obiettori di coscienza. Per protestare contro l’inadeguatezza dei mezzi messi a disposizione dalla Regione. “È una sfida simbolica”, hanno dichiarato le ginecologhe a capo della protesta, Mirella Parachini e Giovanna Scassellati, nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi presso la sede provinciale dell’Ordine dei medici, “ma non possiamo più attendere i tempi della burocrazia”. “È necessario razionalizzare il servizio, che attualmente non garantisce la salute psicofisica delle donne e la dignità degli operatori”, ha commentato Scassellati, responsabile del centro di coordinamento regionale presso l’ospedale San Camillo. Il recente incremento delle richieste di interventi (+0,7 per cento dal 2003 al 2004) avrebbe aggravato la cronica mancanza di strutture e risorse assegnate al servizio che, secondo quanto stabilito dalla legge 194, può essere fornito solo in strutture pubbliche. Lunghissime liste di attesa costringono a eseguire gli interventi ai limiti dei termini di legge (11 settimane di gestazione) mentre i pochi medici disposti a praticare le interruzioni di gravidanza devono contendersi la disponibilità della sala operatoria e dell’anestesista. E in tutto questo, per le donne non resta più il tempo neanche di un colloquio. All’iniziativa, che, se non revocata, potrebbe portare a una sospensione del servizio a partire dal prossimo 7 luglio, hanno aderito il San Filippo Neri, il San Camillo, il San Giovanni, il Sandro Pertini, il Policlinico Umberto I, il Santo Spirito, il San Giacomo e l’Ospedale di Genzano. (mo.s.)

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