Olimpiadi 2012, l’influenza della tecnologia

    L’evento da non perdere alle prossime Olimpiadi di Londra (dal 27 luglio al 12 agosto) sarà la gara dei cento metri. L’invito a tenere gli occhi puntati sui velocissimi atleti che bruceranno la pista in una manciata di secondi viene da Steve Haake, direttore del Centre for Sports Engineering della Sheffield Hallam University in Inghilterra, che sulle pagine di Physics World di luglio spiega perché le performance degli starter spiccheranno rispetto a quelle di altri atleti, come i tiratori di giavellotto o i nuotatori.

    Tutto dipende dal “performance-improvement index”, una sorta di scala delle abilità, basata su una fisica molto semplice, che lo stesso Haake ha sviluppato per confrontare tra loro i risultati ottenuti dagli sportivi di varie discipline negli ultimi cento anni. Ebbene, in questo lasso di tempo i valori sono cresciuti per i corridori, mentre sono scesi o tutt’al più si sono stabilizzati a un determinato livello nel caso del nuoto o del giavellotto.

    Perché i tempi della corsa si riducono sempre più e quelli in vasca no? Haake si è chiesto quante colpe o quanti meriti abbiano gli atleti quando dimostrano di essere peggiori o migliori dei loro predecessori. E su questo numero di Physics World. interamente dedicato ai giochi londinesi e alle strette relazioni tra la fisica e lo sport, spiega che le responsabilità non sono solamente dei campioni, ma devono essere cercate altrove. Prima di tutto nella sempre crescente presenza della tecnologia nello sport e, in secondo luogo, nelle modifiche ai regolamenti intervenute negli anni.

    Gli strumenti di misurazione automatica del tempo, introdotti a partire dagli anni Settanta, e capaci di misurare frazioni di secondi sempre più piccole hanno sicuramente cambiato il volto delle gare di corsa, così come i costumi hi-tech al poliuretano, oggi banditi dalla FINA, hanno sicuramente aiutato a infrangere ben 25 record nel 2008 e altri 47 nel 2009. Primati tuttora validi e difficilmente raggiungibili in tenuta tradizionale. L’eccezionale exploit, in quei casi, era dovuto al “doping tecnologico”, che si è dimostrato capace di poter decidere le sorti di una competizione. D’altra parte lo spostamento di quattro centimetri del baricentro del giavellotto verso la punta, deciso più di vent’anni fa dalla International Association of Athletics Federations (Iaaf), ha inevitabilmente prodotto tiri più corti di circa di nove metri.

    Alla vigilia delle Olimpiadi è bene fare chiarezza: “Dobbiamo quantificare l’effetto della tecnologia sulle performance sportive per scoprire se è veramente solo una questione di equipaggiamento”, dice Haake. In modo tale da poter dare a Usain Bolt ciò che è di Bolt, a Federica Pellegrini ciò che è della Pellegrini.

    Sul numero di luglio di Physics World si scopre anche che i ginnasti e i campioni di salto in lungo, a loro insaputa, sono abilissimi sperimentatori della legge di conservazione del momento angolare e conosceremo le potenzialità delle protesi di nuova generazione per atleti disabili. Possibili protagonisti dei prossimi giochi dopo l’ammissione alle Olimpiadi di Londra di Oscar Pistorius.

    Riferimenti: Physics World

    Credit immagine a ToNG!? /Flickr

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