L’omeopatia ha delle ragioni che dovremmo conoscere

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Due milioni e mezzo di italiani, cento milioni di persone in Europa, seicento milioni nel mondo. Perché sempre più persone danno credito all’omeopatia, la bizzarra medicina immaginata da Christian Friedrich Samuel Hahnemann oltre due secoli fa, ancorché priva di plausibilità biologica e di prove di efficacia? Se lo chiedeva vent’anni fa Stefano Cagliano, medico e divulgatore scientifico, proponendo allora una lettura critica ma non banale di un fenomeno che per molti è mero riflesso della naturale credulità umana e dell’analfabetismo scientifico. Nel 1997, il suo Guarire dall’omeopatia – ricostruendo nascita, pratiche e principi, prove di efficacia e rischi per i pazienti – divenne subito un punto di riferimento sull’argomento. Non la “solita” apologia della medicina basata sulla scienza ma una acuta disamina dei “peccati della medicina tradizionale”, tra cui quello di anteporre spesso gli interessi economici alla cura delle persone.

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In tempi non sospetti – come direbbe qualcuno – Cagliano indicava come complici della crescente popolarità dell’omeopatia – e proprio nelle fasce sociali più acculturate e socialmente avvantaggiate – quei “medici poco attenti, che non dedicano ai loro pazienti il tempo di cui hanno bisogno, che non li sanno ascoltare e non ne sanno capire i disagi, che non ne sanno comprendere l’umanità e quindi non sanno parlare con loro con la profondità necessaria. Che vedono il paziente, ma non la persona”, come osserva Giovanni Carrada nella presentazione della terza edizione – riveduta e ampliata – di Guarire dall’omeopatia, uscita nei giorni del lockdown per iniziativa del Pensiero Scientifico Editore. Perché la questione è oggi ancora più scottante che allora, come certifica il putiferio di reazioni suscitato dal libro Omeopatia di Roberto Burioni, che ha osato criticare il rimborso dei rimedi omeopatici da parte del servizio sanitario nazionale. “Come fosse comparso un virus tra gente non vaccinata, scatenando una reazione di allarme”, osserva Cagliano nella prefazione della nuova edizione del volume che, per gentile concessione dell’editore, potete leggere qui di seguito.

Vent’anni dopo, perché parlo ancora di omeopatia

Non è la prima volta che scrivo sull’argomento. Le pagine del volume Guarire dall’omeopatia sono comparse nella prima e seconda edizione nel 1997 (1).

Nel 2004 Piero Angela mi invitò a scrivere una perizia) di parte in suo favore in un processo contro di lui, intentato da due associazioni omeopatiche per un servizio su SuperQuark dell’11 luglio 2000 nel quale la medicina omeopatica era stata accusata di non avere un fondamento scientifico certo. Processo giunto a lieto fine per fortuna. Ma il mio interesse per l’omeopatia era nato dopo anni di attività pubblicistica per il mondo dei farmaci che, tra l’altro, avevano portato nel 2010 alla redazione della voce “Danno da farmaci” dell’Enciclopedia del XXI secolo dell’Istituto Treccani (2).

E allora perché tornare adesso con una terza edizione di Guarire dall’omeopatia?

Cosa è cambiato

Nel 2004, nell’assoluzione di Piero Angela al termine del processo, come ricorda il documento del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze (CICAP), la giudice Cinzia Sgrò del Tribunale di Catania scriveva, tra l’altro, che: “Pur avendo la comunità scientifica internazionale sempre chiesto e mai ottenuto dalla medicina omeopatica quelle evidenze scientifiche che ne avrebbero attestato la validità, essa (l’omeopatia, N.d.A.) allo stato era del tutto carente di tale fondamento, rimanendo sostanzialmente una medicina delle emozioni” (3).

Se l’omeopatia è rimasta la stessa nel tempo, ovvero una medicina delle emozioni, siamo noi ad essere cambiati. Sì, biologicamente somigliamo ad allora, ma culturalmente siamo diversi. Sull’opinione pubblica piovono grappoli d’informazioni scorrette, o ideologiche o con interessi economici poco chiari, diffuse mediante canali d’ogni genere. Disseminando quali notizie?

La pubblicazione del libro di Roberto Burioni Omeopatia ha scatenato un pandemonio, come fosse comparso un virus tra gente non vaccinata, scatenando una reazione di allarme (4), non solo l’attenzione della prestigiosa rivista Science dove il giornalista Douglas Starr ha osservato che Burioni: “Ha anche criticato il sistema sanitario pubblico italiano per il rimborso dei pazienti per l’omeopatia, trattamenti medici pseudoscientifici che utilizzano una concentrazione estremamente diluita di una sostanza che provoca sintomi simili a quelli della malattia“(5).

Il fatto mi ha colpito anche perché molte cose erano state già dette, anche da me, più di 20 anni fa. Ma perché allora questo pandemonio oggi e non allora? Forse, ripeto io, siamo noi ad essere cambiati.

A chi fa bene l’omeopatia?

Nelle pagine di Perché ci ribelliamo – del 2018 – Victor Montori, docente di medicina alla Mayo clinic di Rochester, negli Stati Uniti, e guida del movimento The patient revolution, osservava che “la sanità non ha più il centro d’interesse nella cura dei pazienti e punta piuttosto al raggiungimento di obiettivi industriali e finanziari. La sanità si concentra sui soldi”(6).

Anche se la sua considerazione si riferiva alla medicina allopatica, credo si possa estendere anche a quella omeopatica, a quanti si arricchiscono con la produzione o la vendita dei rimedi omeopatici. Cambiato il mondo dell’ipocrisia e delle apparenze, dovremmo ritrovare o conservare quello della realtà.

Voci autorevoli fuori dal coro

Se a livello informativo l’omeopatia ha conquistato televisione, riviste e giornali, e ha spopolato su internet, ci sono anche “porte” dietro le quali l’informazione corretta ha continuato a lavorare da anni. Dove non si è mancato di registrare la scarsezza di documentazione scientifica a supporto dell’omeopatia. Tra i custodi dell’interesse delle persone più che di quello del mondo omeopatico, si può guardare con favore alla medicina nazionale statunitense e inglese; in particolare, negli Stati Uniti, anche alle organizzazioni di difesa dei consumatori Kaiser Permanente e Public citizen, alle riviste Evidence, Evidence-Based Medicine, Medical Letter, Prescrire, Worst Pills Best Pills e ai siti Cochrane.

Le fonti menzionate vivono senza pubblicità dei farmaci, diversamente da riviste o da altre fonti d’informazione. Ovvero sono economicamente indipendenti, una variabile d’importanza formidabile, direi decisiva, per assicurare la qualità di ciò che si legge. Spegnete per un po’ la televisione, allontanatevi per qualche ora da internet. Buona lettura…

Note

  1. Cagliano S. Guarire dall’omeopatia. Venezia: Marsilio, 1997.
  2. Cagliano S. Danno da farmaci. In: XXI Secolo. Roma: Treccani, 2010. Consultabile
  3. online.
  4. Il Tribunale penale di Catania – Sez. 2 in composizione monocratica. Sentenza nel processo contro Piero Angela. Consultabile online.
  5. Burioni R. Omeopatia. Milano: Rizzoli, 2019.
  6. Starr D. This Italian scientist has become a celebrity by fighting vaccine skeptics.Science January 2, 2020.
  7. Montori V. Perché ci ribelliamo. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2018; 25.

La nuova edizione riveduta e ampliata del libro di Stefano Cagliano Guarire dall’omeopatia si può acquistare sul sito del Il Pensiero Scientifico Editore.

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