Salute

I vaccini a mRNA funzionano allo stesso modo contro omicron 2

In Italia non c’è solo omicron, ma anche la sottovariante omicron 2 (in sigla BA.2), che sta prendendo piede in maniera significativa, insieme anche a una terza, omicron 3. Uno studio condotto dalla Qatar University mette a confronto l’efficacia e la tenuta nel tempo dei vaccini contro le due diverse forme virali per ora maggiormente diffuse, ovvero omicron e omicron 2. La ricerca mostra che la protezione della vaccinazione contro entrambe le varianti risulta simile, garantendo una buona difesa anche da omicron 2. I risultati, non ancora revisionati dalla comunità scientifica, sono disponibili nella versione pre-print del lavoro su medRxiv.

Le premesse dello studio

Sappiamo che rispetto alla delta la variante omicron evade meglio la protezione offerta dal vaccino contro la malattia di grado lieve o medio. Anche per questa ragione la comunità scientifica si sta interrogando sull’utilità di vaccini aggiornati, mirati contro omicron.

La nuova sottovariante BA.2 presenta alcune differenze nella sua struttura e finora gli scienziati non sapevano bene se le sue capacità di sfuggire alla risposta immunitaria fossero simili a quelle di BA.1 (o omicron 1: da ora la chiameremo così per distinguerla dall’altra). Gli autori hanno analizzato un’ampia quantità di dati di persone risultate positive fino a fine febbraio 2022, presenti nei registri del sistema sanitario nazionale del Qatar. L’analisi ha incluso più di 2,2 milioni di cittadini, che hanno ricevuto due o tre dosi dei vaccini a mRna (ossia Pfizer o Moderna) e alcuni dei quali (circa il 2,4%) sono poi risultati positivi con infezioni più o meno sintomatiche.

Omicron 1 e 2: non cambia molto

Mettendo in relazione stato vaccinale e infezione, i risultati segnalano complessivamente un grado di copertura somigliante contro omicron 1 e omicron 2, sia con due dosi sia con tre dosi, da Covid-19 leggero e moderato. L’efficacia del vaccino di Pfizer-BioNTech contro le forme sintomatiche si attesta intorno al 50%, fino a 3 mesi dopo la seconda dose, per entrambe le varianti. Ma scende soltanto al 10% nel periodo successivo. Dopo il booster, la protezione contro i sintomi del coronavirus risale circa al 60% per un mese, nel caso di omicron 1, e quasi al 50% per omicron 2, per poi riscendere rapidamente. I dati associati al vaccino di Moderna sono simili.

Riguardo all’efficacia del booster, gli stessi autori della Qatar University hanno appena pubblicato una ricerca sul New England Journal of Medicine (Nejm): l’efficacia contro le forme sintomatiche è circa del 50% e contro i ricoveri del 76%.


Vaccino J&J, quanto dura la protezione?


Omicron 2 e Covid-19 grave

Anche il livello di protezione dalle forme gravi e fatali rimane elevata. Per quantificarlo, gli autori hanno dovuto mettere insieme i dati dei pazienti colpiti da omicron 1 e 2, per poter avere un numero sufficiente di casi gravi da esaminare. Dunque, non è stato possibile un confronto in senso stretto fra le due varianti, anche se la ricerca dimostra una copertura media-alta e durevole in entrambi i quadri. In un articolo su Nature, il coautore del lavoro Abu-Raddad spiega che siccome la maggior parte del campione complessivo è composto da pazienti con BA.2, è ragionevole ritenere che la copertura dalle forme severe sia alta anche in questo caso.Omicron 2 in Italia è al 44%

I dati più recenti diffusi dall’Istituto superiore di sanità indicano che in Italia alla data del 7 marzo 2022 la variante omicron è praticamente l’unica presente, con una diffusione del 99,9%. All’interno del suo ombrello d’azione, inoltre, nel nostro paese la sottovariante omicron 2 è già circa al 44%. Questa è stata rintracciata in quasi tutte le regioni. BA.2 risulta più contagiosa di BA.1, come sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità, anche se l’aumento della trasmissibilità è inferiore rispetto a quello registrato per esempio al passaggio dalla delta alla omicron. Inoltre, omicron non sarebbe associata a forme più gravi, secondo i dati danesi e sudafricani, riportati dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie in Africa.

Via: Wired.it

(Foto: Mufid Majnun/Unsplash)

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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