Omicron 4 e omicron 5: cosa cambia con le nuove varianti del coronavirus?

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Immagine di Daniel Roberts via Pixabay

La variante omicron di Covid-19 è uno dei virus più trasmissibili di cui l’umanità abbia memoria e continua a aggiustarsi. Così negli scorsi mesi abbiamo visto la comparsa di BA.1 e BA.2 (con quest’ultima che ha preso il sopravvento e si attesta come responsabile della maggior parte delle nuove infezioni) e adesso delle “nuove” BA.4 e BA.5. Identificate per la prima volta in Sudafrica rispettivamente a gennaio e febbraio scorsi, da aprile sono state trovate anche nel nostro paese. Sono un nuovo motivo di preoccupazione? Cosa sta cambiando nella pandemia?

BA.4 e BA.5

Omicron BA.4 e BA.5 (o anche solo omicron 4 e 5, come vengono chiamate oggi sulla maggior parte dei media italiani) sono state identificate per la prima volta in Sudafrica rispettivamente a gennaio e febbraio 2022 e sono ritenute le responsabili della nuova ondata epidemica (la quinta) che sta montando nel paese (i casi sono triplicati nell’ultima settimana). Stando alle ultime informazioni, queste due versioni alternative di omicron sono ancora più contagiose e stanno prendendo il sopravvento sulle sorelle BA.1 e BA.2. Anche i ricoveri e i decessi sono aumentati, ma non in modo significativo, segno che forse l’aggressività del virus non è aumentata.

Di significativo, però, c’è che i nuovi lignaggi di omicron sembrano evadere l’immunità naturale data da una precedente infezione, anche da una versione di omicron. L’Oms e le autorità africane, infatti, stimano che due persone su tre in Sudafrica siano state precedentemente contagiate, eppure la popolazione si sta ammalando di nuovo. I primi dati pubblicati su MedrXiv dall’Africa Health Research Institute sembrano confermare l’ipotesi per cui la sola immunità naturale non sia sufficiente a proteggere da BA.4 e BA.5, ma ci dicono anche che le persone che sono vaccinate contro Covid-19 e hanno alle spalle una precedente infezione da omicron potrebbero essere più protette. Il campione d’indagine, comunque, è troppo piccolo per poter trarre conclusioni.

Sulla velocità di diffusione di questi virus, inoltre, potrebbe incidere anche l’allentamento delle misure di contenimento.


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Cosa aspettarsi?

Sono passati più di due anni dall’inizio della pandemia provocata dal virus Sars-Cov-2. La situazione oggi è molto diversa da allora e abbiamo imparato tanto. Eppure, secondo alcuni esperti, potremmo avere difficoltà a predire l’andamento delle ondate future. Ciò che tutte le versioni di omicron suggeriscono, infatti, è che il coronavirus sta mutando in modo ancora diverso rispetto al passato, togliendoci dei punti di riferimento: quelle che stanno emergendo adesso non sono varianti completamente nuove, ma più che altro sottovarianti (lignaggi) che testimoniano il selezionarsi di piccoli aggiustamenti nel virus. Non c’è nessun segnale di allarme per ora, ma questo potrebbe introdurre nuove variabili e modificare le dinamiche che stavamo iniziando a conoscere. Fondamentale sarà tenere d’occhio l’evolversi della nuova ondata in Sudafrica e non dimenticare la regola numero uno: contenere per quanto possibile la trasmissione del coronavirus.

Via: Wired.it

Foto: Daniel Roberts/BlenderTimer via Pixabay