La variante omicron del coronavirus fa paura. A periodiche impennate nei casi siamo purtroppo abituati, e abbiamo imparato che Covid-19 avanza anche in base alle stagioni, e quella invernale, che favorisce i contatti stretti in ambienti chiusi, è una fase sempre critica. La speranza di poter fare affidamento quest’anno sui vaccini è stata in parte ridimensionata: da un lato l‘immunità cala nel giro di qualche mese, dall’altro l’arrivo di omicron, con la sua presunta capacità di eluderei i vaccini, fanno paura.
In attesa – se arriveranno per tempo – dei vaccini aggiornati contro la nuova variante, le raccomandazioni che arrivano da più parti sono quelle di accelerare la dose booster per aumentare la risposta immunitaria. I primi dati in materia sono infatti incoraggianti: dopo Pfizer, anche Moderna ha fatto sapere come il richiamo contribuisca ad aumentare il livello di anticorpi neutralizzanti contro omicron. Se i vaccini dunque rimangono fondamentali per proteggere dalla malattia, non sono (ancora) l’arma che speravamo di avere per proteggersi dal contagio, e di certo non l’unica. E con omicron il contagio procede spedito.
Il vantaggio di omicron
“Stiamo vedendo un vero aumento del tasso di crescita di omicron rispetto alle altre varianti, tra i più netti che abbiamo visto finora – ha spiegato Maria Van Kerkhove, technical lead on Covid-19 dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), illustrando quanto noto finora sulla trasmissibilità della variante, i cui studi sono ancora in corso –. Omicron ha un vantaggio in termini di crescita rispetto a delta e questo significa che stiamo vedendo un grosso aumento nel numero di casi nei paesi in cui omicron è stata identificata”.
È il caso del Regno Unito, dove omicron sarebbe diventata già dominante, come già avvenuto in Sudafrica, come sta avvenendo negli Stati Uniti e come potrebbe avvenire presto in Europa, secondo le previsioni dell’European centre for disease prevention and control (Ecdc).
Nei giorni scorsi, riconoscendo il potenziale di trasmissibilità elevato di omicron, e pur ammettendo una pari o anche ridotta gravità di Covid-19 causata da questa variante, l’Ecdc ricordava come una maggiore trasmissibilità significhi un aumentato rischio di ospedalizzazioni e morti, invitando ad aumentare le misure restrittive per la lotta al contagio. E le risposte, tanto più a ridosso delle festività natalizie, sono cominciate ad arrivare, più o meno presto (l’Italia ha aspettato i dati relativi ai sequenziamenti).
L’Olanda per esempio ha dichiarato lockdown fino al prossimo 14 gennaio, con misure che abbiamo, ahinoi, imparato a conoscere bene: rimanere a casa il più possibile; cinema, teatri, parrucchieri chiusi; non più di due visitatori per casa bambini esclusi, quattro nei giorni di festa. E anche il Regno Unito anche è corso ai ripari, con misure di diversa forza nelle diverse nazioni. Più restrittive per esempio in Scozia, dove però prenderanno avvio dopo Natale, meno nell’Irlanda del Nord. Ma cosa conferisce a omicron questo vantaggio in termini di crescita?
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Cosa rende omicron così infettiva e trasmissibile?
Qualche risposta l’ha data sempre Van Kerkhove, spiegando come la ragione vada ricercata in alcune delle mutazioni identificate nella variante, molte delle quali a carico della proteina spike, che potrebbero favorirne la trasmissione. Le prime ipotesi sul ruolo di queste mutazioni erano state avanzate poco dopo la notizia dell’arrivo di una nuova variante: si sospettava infatti che alcune aiutassero il virus a legare meglio il recettore Ace 2, la porta di ingresso di Sars-Cov-2 nelle cellule dell’ospite. Anche i dati che arrivano da uno studio (parliamo di un pre-print ancora, e di dati da laboratorio) confermerebbero una maggiore infettività – più efficiente scrivono gli autori – di omicron (sempre mediata dal recettore Ace 2), sia rispetto alla variante delta che alla versione originaria del coronavirus.
Ma non solo: secondo i risultati emersi da una ricerca che ha analizzato la capacità infettiva di diverse versioni del coronavirus su tessuti umani, omicron nei bronchi riesce a replicarsi 70 volte più velocemente rispetto ad altre varianti di Sars-CoV-2, mentre è meno brava delle altre a farlo nei polmoni. E questo potrebbe rendere ragione in parte della velocità di trasmissione della variante, anche considerando che in questo modo diventerebbe più facile produrre aerosol che veicolino particelle virali, ha confidato Don Milton della University of Maryland a StatNews commentando la notizia.
I've worked on infectious disease outbreaks for 30 years. I've NEVER seen anything like the speed of Omicron. It's as infectious as measles spreading in a non-immune population, with a much shorter incubation time therefore much faster doubling time. Hope it's a lot less severe. pic.twitter.com/EtLfa4JKqd
— Dr. Tom Frieden (@DrTomFrieden) December 21, 2021
Ma le mutazioni sulla proteine spike, e in generale sulla variante, potrebbero avere anche un effetto diverso, più indiretto, in grado di spiegare la facilità di trasmissione del virus. Se una variante è così diversa da eludere le risposte immunitarie – e omicron, come detto, sembrerebbe farlo – può infatti re-infettare più facilmente anche quelle vaccinate o già esposte al virus, e in qualche modo immunizzate. E questo contribuisce a favorirne la circolazione nella popolazione. Lo ricorda Scientific American, citando le discussioni e i modelli di Trevor Bedford del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, che nei giorni scorsi aveva elaborato delle previsioni tenendo conto tanto la capacità intrinseca di infezione di omicron che appunto la sua abilità di sfuggire al sistema immunitario.
Via: Wired.it