Orientarsi al buio

I non vedenti possono orientarsi attraverso il suono tridimensionale o il linguaggio spaziale. Lo sostiene una ricerca dell’American Psycological Association (Apa), pubblicata sul Journal of Experimental Psycology: Learning, Memory and Cognition. Allo studio hanno partecipato sia persone non vedenti che vedenti, anche se queste ultime erano bendate. Su di loro si è testata l’efficacia degli stimoli uditivi o del cosiddetto linguaggio spaziale. I partecipanti, infatti, dovevano raggiungere un determinato punto target orientandosi attraverso il suono tridimensionale proveniente dalla meta stessa che servendosi di indicazioni vocali tipo “10 passi alle 2 dell’orologio”. Inoltre il percorso veniva compiuto sia direttamente che facendo poi girare le persone di spalle. I ricercatori hanno tratto dall’esperimento due conclusioni: in assenza di riferimenti visivi i due tipi di stimoli si sono dimostrati ugualmente efficaci, per tutti i partecipanti. Il cervello inoltre ha dimostrato di riuscire a ridisegnare continuamente la propria mappa interna relativa al corpo, creandosi un’immagine dell’ambiente circostante. Senza aver bisogno per fare questo di una precedente esperienza visiva. Questa ricerca potrebbe agevolare la progettazione di sistemi di orientamento per persone non vedenti. (v.n.)

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