Pacemaker cerebrale contro la Tourette

La stimolazione cerebrale profonda sembra ridurre i tic e i sintomi di solito associati alla sindrome di Tourette. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Birmingham pubblicato sull’ultimo numero di “Neurology” e finanziato anche dall’Associazione Italiana Sindrome di Tourette. Si tratta di una tecnica che prevede l’impianto, in alcune aree del cervello, di un dispositivo simile a un pacemaker che, emettendo impulsi elettrici a bassa intensità, stimola le zone cerebrali circostanti.

Secondo i ricercatori dell’università inglese, guidati dall’italiano Andrea Cavanna, la stimolazione cerebrale profonda potrebbe dare dei risultati migliori rispetto alle attuali terapie più diffuse. Questo tipo di terapia, già usata nel trattamento del morbo di Parkinson, infatti, potrebbe anche migliorare la depressione, l’ansia e tutti gli altri disturbi provocati dalla sindrome, come quello ossessivo-compulsivo o da deficit attenzionale e iperattività.

Per due anni Cavanna e il suo team hanno seguito 18 pazienti, di età media di 30 anni, affetti oltre che dalla sindrome di Tourette anche da disturbo ossessivo compulsivo e già sottoposti ad altre terapie. Nel corso del tempo tre persone hanno abbandonato lo studio, ma quelle rimaste hanno percepito nel 52 per cento dei casi una riduzione dei tic e in oltre il 26 per cento una diminuzione degli stati di ansia, depressione e miglioramenti anche rispetto ad altri disturbi. Inoltre, il trattamento non ha influenzato le abilità cognitive dei soggetti studiati, segnando un punto a suo favore in termini di sicurezza.

La sindrome di Tourette è una malattia neuropsichiatrica congenita che colpisce soprattutto i bambini in età scolare e di solito regredisce con la crescita. Si manifesta nel tempo con tic improvvisi motori o vocali spesso incontrollabili (ammiccamento della palpebra, scuotimento della testa, raschiamenti della gola, grugniti o fischi, uso di frasi oscene) ed è causa di forte imbarazzo o sofferenza per i soggetti affetti. Al momento non esiste una cura per questa patologia e le terapie farmacologiche in uso non sono ugualmente efficaci per tutti i pazienti. In alcuni casi vengono usati anche la psicoterapia o l’Habit Reversal Training, una tecnica usata per insegnare nuovi comportamenti da ripetere prima dell’arrivo di un tic.

“La nostra  scoperta potrebbe aiutare a migliorare la qualità della vita di tante persone affette dalla Sindrome di Tourette che si sono già sottoposte a diverse terapie senza trarne giovamento”, ha commentato il dottor Cavanna. (f.c.)

Riferimenti: Neurology

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