Anche la paura influisce sulla circolazione del coronavirus

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La paura della malattia e la paura dei vaccini. Assistiamo quotidianamente allo scontro tra chi sostiene che sia più infondata una dell’altra, ma al di là di logoranti polemiche c’è un dato di fatto incontrovertibile: entrambe sono fattori che contribuiscono a influenzare l’andamento dell’epidemia di coronavirus (e non solo). Ben cosciente di questo, un team di ricercatori della Nyu School of Global Public Health ha sviluppato Triple Contagion, un nuovo modello matematico che, avvalendosi di conoscenze proprie della psicologia e delle neuroscienze, inserisce la paura nell’equazione per prevedere l’emergere di eventuali nuove ondate. La ricerca è pubblicata sul Journal of The Royal Society Interface.

Paura e comportamenti

La paura, spiegano gli autori della ricerca, è un motore che spinge i comportamenti umani. È la paura della malattia a spingere tanti a mantenere le distanze dal prossimo e a continuare a indossare le mascherine, così come a farsi vaccinare. Tutti fattori che concorrono a frenare la trasmissione del coronavirus.

La paura però non è una costante, ma può variare nel tempo e, in un certo senso, cambiare fazione. Così quando la paura della malattia diminuisce (perché per esempio la circolazione del virus si è ridotta) le persone tendono a seguire meno le norme di contenimento, e, se il bacino di infetti e suscettibili è ancora considerevole, è come versare benzina su un fuoco che si sta spegnendo: le fiamme divampano, si presenta una recrudescenza della malattia. Lo stesso effetto si ottiene quando è la paura dei vaccini ad aumentare (magari per cattiva informazione e fake news).

Triple Contagion

Il modello sviluppato dai ricercatori statunitensi per la prima volta ha accoppiato queste dinamiche psicologiche alle dinamiche epidemiologiche standard per predire l’andamento dell’epidemia, rivelando meccanismi comportamentali che portano alla persistenza del patogeno e all’emergere di nuove ondate.

L’equazione alla base di Triple Contagion contiene dunque sia la percentuale di popolazione già vaccinata e il tasso di vaccinazione sia fattori comportamentali, come per esempio la percentuale della popolazione che teme la malattia e quella che teme il vaccino. Tiene inoltre conto delle fluttuazioni e delle interazioni delle paure, che in base a determinati eventi possono diffondersi tra le persone o scemare, modellando i comportamenti.

“Le neuroscienze suggeriscono che la paura stessa può essere contagiosa, ma anche che la paura tende a svanire o a decadere”, ha spiegato Joshua Epstein, epidemiologo della Nyu School of Global Public Health e tra gli ideatori di Triple Contagion. “Nel nostro modello, le persone possono superare le loro paure per la malattia e per il vaccino, tenendo conto sia del tempo, quando la prevalenza della malattia diminuisce, sia delle interazioni con altri che si sono ripresi da Covid-19 o che hanno ricevuto il vaccino e hanno avuto effetti collaterali minimi”.

via Wired.it