Diversi nell’abbigliamento, ma anche nei giochi e negli atteggiamenti. Differenze biologiche, socioculturali e psicologiche, conseguenze non di rado anche di stereotipi, che incidono sulla loro vita, non sempre in maniera positiva. Ma bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono diversi anche per la medicina, così come lo sono donne e uomini? Sì, e a ricordarlo in questi giorni è stata la Società Italiana di Pediatria (SIP) che ha diffuso la prima guida sulle differenze di genere in bambini e adolescenti. L’occasione per fare il punto su come il sesso possa influire sia sulla prevalenza di alcune patologie che sulla risposta alle terapie. Accanto alla medicina di genere è ora di considerare anche la pediatria di genere, è l’invito degli esperti.
Isabella Tarissi de Jacobis, segretaria del gruppo di studio di medicina di genere della SIP, racconta a Galileo come alcune differenze si manifestano già in età fetale nei due sessi, altre invece diventano più evidenti dopo la pubertà e in età adulta. Si parla di differenze nei sintomi, nella prevalenza e nell’andamento delle malattie, nei percorsi diagnostici da seguire e nell’efficacia dei farmaci. Aspetti che si traducono anche nella necessità di una prevenzione differenziata. Le patologie che ad oggi risultano genere-dipendenti sono una quindicina: tra queste c’è la celiachia, ad esempio, che nelle forme più importanti ha una prevalenza femminile e la malattia di Kawasaki che al contrario sembrerebbe avere una prevalenza maschile. La lista potrebbe allungarsi nei prossimi anni, perché l’approccio di genere in pediatria è relativamente recente e i lavori disponibili non sono ancora tantissimi. “È importante coinvolgere sia i genitori che i colleghi medici in questa nuovo approccio alla medicina – sostiene Tarissi de Jacobis – per creare network e raccogliere il maggior numero di dati possibile”. Già nel 2019, il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere, redatto dal Ministero della salute, suggeriva la necessità che questa visione della medicina, realtivamente nuova, fosse portata all’attenzione dell’opinione pubblica ed entrasse a far parte dei percorsi formativi di ogni ordine e grado. Qualcosa, in effetti, si sta muovendo, ma c’è ancora molto da fare.
Ad oggi, ad esempio, le cause che portano alle differenze nei due sessi sono sconosciute nella maggior parte delle patologie pediatriche. “Negli adulti spesso le differenze sono dovute a fattori ormonali, a cause sociali e professionali, ma nell’infanzia questo non può avere lo stesso peso”, sostiene Tarissi de Jacobis. Nel caso dei disturbi alimentari, anoressia e bulimia, che colpiscono con maggiore prevalenza le femmine, la causa potrebbe essere rinvenuta negli stereotipi imposti dalla società e rafforzati dai social media. Ma ancora non è chiaro perché l’autismo abbia maggiore prevalenza nei bambini di sesso maschile o viceversa perché il genere femminile sia un fattore di rischio per la displasia dell’anca.
Studiare le differenze tra i due sessi è importante alla luce di strategie di intervento e prevenzione più mirate. Per esempio, la pediatria di genere potrebbe aprire la strada alla cosiddetta “vaccinologia di genere”. Il sistema immunitario femminile, infatti, sembrerebbe essere più efficiente di quello maschile. Ciò si tradurrebbe in una maggiore predisposizione dei maschi alle infezioni e alle allergie e nelle femmine allo sviluppo di malattie autoimmuni gravi, come il lupus. Soprattutto, però, questa differenza nel sistema immunitario sarebbe alla base di una diversa risposta ai vaccini. Per questo, in futuro, si potrebbe pensare ad una prevenzione più mirata e differenziata per genere.
Riferimento: Guida sulle differenze di genere in bambini e adolescenti/SIP
Credits immagine: Dainis Graveris on Unsplash
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