L’immagine l’abbiamo tutti davanti agli occhi: nei meandri di un sotterraneo oscuro e pieno di polvere, silenziosi alchimisti dalla barba bianca miscelano composti sconosciuti. Da qualche parte nei loro tomi ingialliti c’è scritta la formula per creare la pietra filosofale. O, semplicemente, per far esplodere tutto al minimo errore. Oggi le cose sono cambiate, e la chimica si è liberata dell’aura di misticismo che la ammantava fino a due secoli fa. Ma l’ultima barriera è caduta solo pochi giorni fa, quando l’Università di Glasgow ha presentato il suo primo laboratorio in miniatura.
In un certo senso, il fascino della chimica deve molto all’influenza che l’alchimia esercita ancora oggi sulle persone. Il controllo sulla materia e i suoi stati fisici entusiasma da sempre gli esseri umani, e non stupisce che anche nel 2012 vogliamo sentire lo stesso brivido antico. Va detto che il lavoro di chi miscela composti in laboratorio è senz’altro più utile e serio di quello di chi scioglieva polveri taumaturgiche in grandi calderoni, ma non è comunque una attività alla portata di tutti. Come nel caso delle popolazioni che vivono in paesi poveri o in cui non è garantito l’accesso alle fonti di sapere.
Insomma, è ora di portare un po’ di democrazia anche nella chimica. Con questa idea in testa, Lee Cronin, chimico dell’università di Glasgow, ha realizzato un prototipo di laboratorio super attrezzato. Eppure, non ci troverete vetreria in pirex, tamponi o distillatori: tutto quello di cui avete bisogno è un ripiano vuoto e una stampante 3D da duemila dollari. I risultati, stupefacenti, sono riassunti in uno studio pubblicato sulle pagine di Nature Chemistry.
La stampante è in grado di costruire piccole camere su misura pensate appositamente per ospitare dei catalizzatori: si tratta di elementi indispensabili per accelerare particolari reazioni chimiche che in natura avverrebbero in tempi lunghissimi. Così, a un utente basta scaricare da Internet una ricetta da laboratorio, impostare la stampante e lasciare che sia lei a mescolare i reagenti dentro contenitori su misura generati in tempo reale.
È come se qualcuno vi costruisse la pentola mentre ci state cucinando dentro la pasta. Con l’unica differenza che la macchina di Cronin può miscelare composti organici e inorganici con grandissima precisione. Oggi, infatti, le stampanti 3D vengono utilizzate per produrre impianti biomedici, mentre le nanostampanti sperimentali raggiungono livelli di precisione incredibili.
Il team di Cronin ha già in mente di realizzare una sorta di app store da cui sarà possibile scaricare alcuni progetti per portare a termine reazioni di qualsiasi tipo. Ma il punto è, spiega New Scientist, che questo enorme potenziale potrebbe essere usato anche per scopi illegali. Senza un adeguato controllo da parte degli sviluppatori, online potrebbero finire anche le ricette per sintetizzare stupefacenti o sostanze tossiche.
Prima di arrivare sul mercato, la stampante di Cronin dovrà essere migliorata sotto diversi aspetti: dal software inattaccabile fino alla possibilità di incorporare negli oggetti stampati delle placche riscaldanti per accelerare l’andamento delle reazioni. Non a caso, con la stampa 3D è possibile creare oggetti unici con all’interno componenti mobili che sarebbe impossibile ottenere in altro modo. In definitiva, si può diventare alchimisti anche senza pietra filosofale.
via wired.it
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questa stampante è basata sul fenomeno dell'assorbimento a due fotoni?