Categorie: Salute

Esistono 10 diversi tumori al seno

Tumore della mammella. Un solo nome per dieci patologie con una firma genetica diversa. A svelare la molteplice natura del cancro al seno, finora considerato come una sola malattia classificabile in quattro grandi sottogruppi, è uno studio pubblicato su Nature. Si tratta della più grande ricerca genetica mai condotta su questa patologia, che potrebbe portare a trattamenti sempre più mirati e personalizzati.

A realizzarla un team internazionale di ricercatori prevalentemente britannici – Cancer Research UK,University of CambridgeUniversity of Nottingham – e canadesi della University of British Columbia Cancer Agency, che hanno analizzato oltre 2.000 campioni di tessuto tumorale, esaminandone attentamente la genetica. Per ogni cellula cancerosa gli scienziati sono andati a guardare quali geni fossero mutati, quali eccessivamente a lavoro e quali invece completamente inattivi. I risultati delle analisi hanno portato Carlos Caldas del Cambridge Research Center, coordinatore dello studio, a creare dieci diversi classi di tumore, chiamate IntCluster 1-10

Per spiegare il loro lavoro, i ricercatori hanno comparato il cancro al seno a una mappa del mondo: con i test impiegati attualmente è possibile identificare solo quattro grandi continenti, mentre loro sono riusciti a individuare anche dieci singole nazioni. I quattro continenti sono i sottogruppi in cui ora si divide iltumore della mammella sulla base dei test istologici e di quelli sui marker tumorali. Qualche esempio: i tumori che presentano recettori per gli estrogeni dovrebbero rispondere alle terapie ormonali come il tamoxifen, mentre quelli con i recettori Her2 possono essere trattati con l’ Herceptina. La maggior parte dei tumori, circa il 70 per cento dovrebbe rispondere al trattamento con gli ormoni, ma non sempre è così: le reazioni non sono mai uguali. “A lcune pazienti rispondono bene, altre malissimo. Chiaramente c’è bisogno di una migliore classificazione e comprensione”, spiega Caldas al Guardian

“ Non ci saranno immediati benefici per i malati, purtroppo; per una reale ricaduta clinica e l’uso delle categorie nella pratica clinica ci vorranno almeno tre anni di studi in laboratorio e su pazienti veri. E ancora più tempo sarà necessario per la messa a punto di trattamenti veramente specifici. Ma è un primo passo molto importante”, sottolinea il ricercatore. Per ora infatti solo uno dei dieci tipi individuati dallo studio ha un trattamento specifico, ed è quello che beneficia dell’Herceptina. 

In un futuro non troppo lontano, però, questa ricerca potrebbe aiutare i medici a eseguire diagnosi e prognosi più precise, che permetteranno di capire se una paziente beneficerà o meno di un determinato trattamento e in che misura, senza esporla inutilmente a una terapia e ai suoi effetti collaterali. Per esempio, in termini di sopravvivenza i ricercatori hanno già individuato delle differenze: i cluster 2 e 5 hanno una prospettiva di sopravvivenza a 15 anni di circa il 40 per cento, mentre per i cluster 3 e 4 questa percentuale sfiora il 75 per cento. Queste sono informazioni importanti per i pazienti e per i medici. 

Entusiasta dei risultati è Harpal Kumar, il direttore esecutivo della Cancer Research Uk, la fondazione che ha finanziato la ricerca: “ Questo studio può essere considerato una pietra miliare nella ricerca, cambierà il modo in cui guardiamo al cancro al seno e avrà un enorme impatto negli anni a venire nella diagnosi e nel trattamento di questa patologia”, ha dichiarato al quotidiano inglese. “ La nostra fondazione comincerà subito a usare i nuovi criteri negli studi clinici che finanzia”. 

Essere in grado di tagliare il trattamento sul paziente è considerato il Santo Graal della medicina, è questo studio così ampio avvicina di un altro passo questo risultato”, ha commentato alla Bbc il presidente della Breast Cancer Campaign, la Baronessa Delyth Morgan. Parere condiviso da un portavoce del Ministero della Salute, che però ha ribadito l’importanza della prevenzione e dell’accesso per ogni donna agli screening di routine. 

Nel caso della tumore della mammella infatti, la diagnosi precoce ha una grande ricaduta sulla prognosi: sottoporsi regolarmente agli esami può fare un’enorme differenza. Proprio convincere sempre più donne a introdurre la mammografia tra i propri esami di routine è l’obiettivo di una iniziativa provocatoria (e provocante) di due francesi, Julien GLT and Lionel Pourtau: Boobstagram. I due chiedono alle donne di tutto il mondo di condividere sul sito boobstagram.fr, attraverso Istagram, le immagini del proprio seno accompagnate dallo slogan: “ Mostrare il seno sul Web va bene, ma mostrarlo al medico è meglio“. Di foto ne sono già arrivate tantissime e la pagina Facebook dell’iniziativa ha già raccolto oltre 15.000 mi piace

via wired.it

Credit immagine a euthman

Caterina Visco

Laureata in Scienze Biologiche, ha lavorato come web content editor per il portale medico Yahoo!Salute. Nel 2009, dopo uno stage a Internazionale, approda a Galileo, dove, oltre contribuire alla produzione dei contenuti, è community manager e coordinatrice della redazione. Scrive per diverse testate giornalistiche tra cui L'espresso, Wired, Le Scienze, Mente e Cervello, Nova - Sole 24 ore, Il Venerdì di Repubblica.

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