Per mentire ci vuole cervello

Un bugiardo cronico si riconosce dalla struttura cerebrale: ha più materia bianca nella corteccia prefrontale e meno materia grigia rispetto a chi non è avvezzo alle menzogne. Uno studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry e condotto da Yaling Yang e Adrian Raine della University of Southern California, mette per la prima volta in relazione il comportamento patologico di mentire e determinate differenze anatomiche del cervello. Intervistando 108 volontari, gli scienziati hanno selezionato 12 bugiardi patologici e 37 soggetti di controllo, di cui 21 sani e 16 con disturbi di tipo antisociale. I bugiardi patologici si distinguono per la loro tendenza a travisare la realtà a vari livelli, contraddicendosi nelle risposte e adulando il prossimo al fine di manipolarlo a proprio favore. Sottoposti a risonanza magnetica funzionale, questi soggetti presentano il 26 per cento in più di materia bianca nella corteccia prefrontale rispetto al gruppo con attitudine antisociale e il 22 per cento in più rispetto a quello di controllo normale. Studi precedenti avevano già rivelato che la corteccia prefrontale, la regione che presiede alla condotta morale, registra un aumento di attività quando soggetti normali mentono. Secondo Raine il risultato si spiega in termini di una relazione diretta tra l’aumento di collegamenti neuronali nella materia bianca (la “materia pensante”) e la capacità di mentire, che richiede una certa astuzia, spiccata abilità verbale e adulatoria. Un altro fattore inoltre gioca a favore dei veri bugiardi: hanno il 15 per cento di materia grigia in meno rispetto alle persone normali. Pertanto avvertono con minore intensità rimorsi e sensi di colpa, che subentrano comunemente in chi sa di non dire la verità, e riescono così a non lasciarsi sopraffare dalle emozioni. (a.p.)

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