Perché è importante aver trovato tanto elio in Tanzania

(Credits: robert.fitzpatrick8523/FLickr CC)

Nonostante la sua grande utilità – ben oltre i palloncini – ed il sempre maggior impiego, le riserve di elio sono limitate, complice anche il fatto che, finora, i giacimenti venivano scoperti per caso, come attività collaterali durante trivellazioni per la ricerca di petrolio e gas. Un team di ricercatori, in collaborazione con un’azienda norvegese, ha invece applicato tecniche predittive analoghe a quelle utilizzate per la ricerca di petrolio, scoprendo un enorme giacimento in Tanzania. La scoperta è stata presentata durante la Goldschmidt Conference, in Giappone.

Per capire perché la scoperta di elio sia una notizia basti pensare ad alcune delle sue applicazioni, soprattutto come refrigerante, nelle tecniche di imaging a risonanza magnetica, nei componenti nell’industria aerospaziale e in quella nucleare o nell’Lhc del Cern. Si tratta però di un gas finora considerato raro, dato che le riserve conosciute sembravano non poter soddisfare a lungo le richieste in costante aumento. D’altra parte, il ritrovamento di riserve di elio è sempre stato affidato al caso e, infatti, finora erano stati scoperti solo piccoli giacimenti durante altre attività estrattive.

Una squadra di ricercatori ha invece testato una tecnica predittiva che comprende l’analisi geologica del territorio, da integrare alle conoscenze geochimiche sul gas. L’elio è presente in alcune rocce e rilasciato per decadimento radioattivo, ma gli scienziati pensano che il calore collegato all’attività vulcanica possa agevolare la fuoriuscita del gas, favorendone l’accumulazione se l’area è geologicamente adatta. Secondo questa testi quindi la potenziale riserva di elio potrebbe trovarsi nei dintorni di un vulcano, ma non troppo vicino, perché in questo caso l’elio potrebbe venire diluito da altri gas vulcanici, come l’anidride carbonica. I ricercatori hanno quindi concentrato gli sforzi sulla Rift valley della Tanzania, campionando dell’elio che ribolliva dal terreno e studiandone il sottosuolo.

Secondo i calcoli, questa zona conterrebbe il più grande giacimento di elio conosciuto, stimato attorno ai 54 miliardi di piedi cubi (BCf). Per dare un’idea, questa quantità basterebbe per rifornire oltre 1 milione di scanner per la risonanza magnetica. La quantità è molto significativa, se si pensa che il fabbisogno globale si attesta attorno agli 8 BCf all’anno e il maggiore fornitore al mondo, l’United States Federal Helium Reserve, possiede una riserva attuale di 24,2 BCf.

Scoperto il giacimento, restano una serie di questioni tecniche da risolvere per l’estrazione del gas, ad esempio quali siano i luoghi migliori per le trivellazioni.

La scoperta si rivela importante, non solo per l’aver scoperto un giacimento delle dimensioni tali da cambiare la prospettiva delle riserve mondiali di elio, ma anche perché apre la strada a nuove scoperte di questa portata. “Abbiamo fatto un passo avanti verso il creare una tecnica per la ricerca di elio” spiega Pete Barry, uno dei ricercatori coinvolti “Ora possiamo applicare questa strategia ad altre zone del mondo con una storia geologica simile”.

Riferimenti: University of Oxford

Andrea Corti

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