Perché la scienza ha bisogno della sperimentazione animale

Oggi e domani, 8 giugno, la facoltà di Farmacologia dell’Università di Milano rimane chiusa. È una precauzione decisa dall’ateneo in vista di una nuova manifestazione da parte degli animalisti di Fermare Green Hill che sabato pomeriggio saranno di nuovo in Via Vanvitelli 32, davanti allo stabulario che lo scorso 20 aprile era stato preso d’assalto da alcuni estremisti (vedi Galileo: Perché l’assalto allo stabulario di Milano). Questa volta le forze dell’ordine sono state preallertate e non dovrebbero verificarsi altre incursioni, almeno in quello stabulario.

I ricercatori non saranno lì. Saranno invece davanti a Palazzo Reale, per un’altra manifestazione: quella di Italia unita per la corretta informazione scientifica, che prevede eventi non solo a Milano, ma in molte città. L’input per quello che si preannuncia essere un imponente evento di “comunicazione della scienza di massa” è venuto dal comitato di Pro-Test Italia, la stessa organizzazione che lo scorso sabato, sempre a Milano, aveva organizzato il primo grande sit-in per spiegare in cosa consistono le sperimentazioni animali, perché la ricerca ne ha ancora bisogno e rispondere alle domande degli animalisti e del pubblico.

A quell’evento hanno partecipato circa 300 ricercatori e studenti provenienti da tutta Italia. Sul palco della Loggia dei Mercanti, vicino a piazza Duomo, numerosi scienziati hanno portato dati e numeri. Tra di loro vi era Bice Chini, biologa molecolare e cellulare dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr, che lavora presso il Dipartimento di biotecnologie mediche e medicina traslazionale dell’ateneo milanese. A lei sono state consegnate le circa 6 mila firme di solidarietà per il danno subito, raccolte in un solo mese dalla Basel Declaration Society, un’associazione internazionale nata per rafforzare la conoscenza della popolazione riguardo la sperimentazione animale.

“Più che spaventati dalle minacce degli estremisti, siamo preoccupati dall’assenza di una forte reazione da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica, che non sembra accorgersi di un problema grave, di cui è importante occuparsi”, dice a Galileo Chini: “A noi interessa parlare con la popolazione, non il confronto provocatorio con gli estremisti, per questo sabato non sarò allo stabulario, ma davanti a Palazzo Reale”.

Per capire che l’8 giugno sarà una giornata delicata, basta guardare quel che è successo a Trieste, dove l’intervento sulla sperimentazione animale previsto in serata nella biblioteca Ubik, in Piazza della Borsa, è stato spostato all’ultimo momento nella sala conferenze della Biblioteca Comunale di Trieste (alle 11,30, con Paolo Macor, docente di Immunologia molecolare presso l’Università di Trieste). Il motivo è l’“attacco” di mail bombing da parte di persone che chiedevano alla biblioteca Ubik di non ospitare la “conferenza dei vivisezionisti”.

“Abbiamo lanciato questa iniziativa di Italia unita per la corretta informazione scientifica e in poco tempo abbiamo ricevuto le adesioni di moltissime associazioni”, racconta Dario Padovan, coordinatore del comitato scientifico di Pro-Test Italia. “Ci sono tante iniziative – continua Padovan –  e ci auguriamo che la stampa ci dia visibilità. I media generalisti normalmente danno molto spazio agli eventi dimostrativi degli animalisti e la battaglia mediatica è spesso impari. Anche quando, come è accaduto nella passata manifestazione Pro-Test, vi era solo un piccolo gruppo di estremisti che urlavano, accanto a centinaia di ricercatori che parlavano con la gente”.

Credits immagini: Francesca Di Cara

2 Commenti

  1. ..Non tutta la scienza dice cosi..vi siete scordati questi:
    Alan Oliff, ex direttore esecutivo per la ricerca sul cancro a Merck Research Laboratories nel West Point, Pennsylvania, USA, nel 1997 ha dichiarato: “Il problema fondamentale nella scoperta del farmaco per il cancro è che le i modelli [animali] non sono assolutamente predittivi” .
    • nel 2006, l’allora Segretario della Sanità e Servizi Umani Mike Leavitt ha dichiarato: “Attualmente, nove farmaci sperimentali su dieci falliscono perché non possiamo prevedere come si comporteranno nelle persone sulla base degli studi di laboratorio su animali” .
    • L’NCI ha dichiarato che la società potrebbe aver perso cure per il cancro a causa del modello animale .
    • FDA statunitense sulla tossicologia ha affermato nel 1998 che “La maggior parte dei test sugli animali che accettiamo non sono mai stati validati.
    • Salsburg ha commentato: “Così il tempo impiegato a condurre uno studio in topi e ratti sembra avere meno di un 50% di probabilità di trovare sull’uomo sostanze cancerogene note. Sulla base della teoria della probabilità, avremmo fatto meglio a lanciare una moneta .
    • ”COME FAR CARRIERA SCEGLIENDO IL TOPO GIUSTO”, INTERVISTA AL PROF. CLAUDE REISS, biologo molecolare direttore per 35 anni del CNRS di Parigi ed attuale direttore emerito dello stesso, l’istituto di ricerca francese più importante , autore di centinaia di papers scientifici pubblicati sulle maggiori riviste di settore, consulente scientifico della commissione U.E D Prof. Reiss, sta dicendo che grazie ai test sugli animali si può provare una cosa ed anche il suo contrario?R Esattamente.
    • Sausville, allora direttore associato della divisione del trattamento del cancro e la diagnosi per il programma di sviluppo terapeutica presso l’NCI ha dichiarato: “Avevamo praticamente scoperto composti che erano buoni farmaci per topi piuttosto che buoni farmaci per l’uomo”.
    • In un articolo pubblicato su Fortune nel 2004, il Prof. Robert Weinberg, Professore di biologia al ”MIT” – Massachusetts Institute of Technology – una delle più importanti università di ricerca del mondo, con sede a Cambridge, nel Massachusetts, U.S.A. , vincitore della Medaglia Nazionale per la Scienza grazie alla sua scoperta del primo oncogene umano e del primo gene soppressore del tumore, dichiarò ufficialmente :”Uno dei modelli sperimentali del cancro umano più frequentemente usato è prendere cellule tumorali umane che vengono messe in coltura ,metterle in un topo immunocompromesso, x formare un tumore, e quindi esporre lo xenotrapianto che ne risulta a vari tipi di medicinali che potrebbero essere utili nella cura delle persone. Ed è ben noto forse da vent’anni, che molti di questi modelli preclinici del cancro umano hanno pochissimo potere predittivo in termini della risposta degli esseri umani, cioè dei veri tumori umani nei pazienti. Malgrado le somiglianze genetiche e del sistema degli organi tra un topo e un uomo, le due specie hanno differenze chiave in fisiologia, architettura dei tessuti, tempi del metabolismo, funzione del sistema immunitario, sistema di segnalazione molecolare ecc. Quindi i tumori che sorgono in ognuno, sono vastamente diversi. Un problema fondamentale che dev’essere risolto nell’intero sforzo della ricerca sul cancro, in termini di terapie, è che i modelli preclinici del cancro umano, in gran parte, sono del tutto inadeguati. Sebbene le industrie farmaceutiche riconoscano con chiarezza il problema, non vi hanno però rimediato. E sarebbe meglio che lo facessero, se non altro perché ogni anno le industrie farmaceutiche sprecano centinaia di milioni di dollari usando questi modelli ”.
    • Dr. Homer Pearce, ex direttore di ricerca e di indagine clinica presso il noto colosso farmaceutico ”Eli Lilly” ed attuale consulente di ricerca della stessa azienda:”I modelli murini sono dolorosamente inadeguati. Se considerate i milioni e milioni e milioni di topi che siamo riusciti a curare, e li confrontate con il successo relativo, o meglio l’insuccesso, che abbiamo ottenuto a livello clinico nel trattamento del cancro metastatico…capirete che per forza ci dev’essere qualcosa di sbagliato con quei modelli ”,
    • Dr. Richard Klausner, ex direttore dell’US National Cancer Institute:” Abbiamo curato topi malati di cancro per decenni e semplicemente non ha funzionato negli esseri umani ”.
    • articolo pubblicato su Plos Medicine dal Dr. JJ Pippin, fondatore e direttore della medicina cardiovascolare e ”medical imaging” presso la ”Cooper Clinic”, autore e co-autore di oltre 60 articoli e abstract che sono stati pubblicati sulle principali riviste mediche, è stato anche portavoce e relatore presso la ”American College of Cardiology” e la ”Society of Nuclear Medicine, U.S.A.”, attuale consulente scientifico presso il Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM) degli U.S.A,:”Le uniche persone che non sanno, nel 2005, che la ricerca sugli animali è irrilevante per le malattie umane sono quelli che non lo capiscono o coloro che ne beneficiano. Come medico, ricercatore clinico, ed ex ricercatore animale, so che benchè siano i nostri parenti genetici più stretti, i primati hanno fallito come modelli di ricerca praticamente ogni volta che sono stati utilizzati a tale scopo. Si lamentava: “Abbiamo curato topi malati di cancro per decenni, e semplicemente non ha funzionato negli esseri umani”,l’Aids è un altro: mentre almeno 80 vaccini sono stati testati sugli animali, tutte e 80 hanno fallito il trial in pazienti umani. Allo stesso modo, ognuno degli oltre 150 trattamenti di ictus trattati con successo negli animali non hanno avuto i medesimi risultati nei test umani.
    • «abbiamo avuto un sacco di modelli che non erano predittivi, che erano [infatti] gravemente fuorvianti”, dice Marks del NCI, consorzio di tumori Umani .
    • Neancy Andreasen, psichiatra americana tra i massimi esperti mondiali sulla schizofrenia, dice “Non è possibile avere modelli animali per i disturbi del pensiero formale..Anche i modelli animali utilizzati dalle case farmaceutiche per testare l’efficacia terapeutica degli antipsicotici non sono validi.
    • Kathy Archibald, scienziata genetista britannica già ricercatrice farmacologica, autrice di numerosi articoli scientifici e direttrice di Safer Medicines, concorda nel ricondurre ai modelli animali gli attuali problemi legati allo sviluppo di farmaci sicuri ed efficaci per il consumo umano:”La mia risposta alla domanda ‘se un trattamento funziona su roditori,ci curerà?’ è ‘probabilmente no, basata sul peso delle prove raccolte finora’.
    • Khanna e Scott (2011) a proposito di sistema immunitario e ricerca sui modelli murini: “per quanto tempo possiamo andare avanti ad investire denaro pubblico per effettuare studi che non porteranno mai a risultati concreti in termini di applicazioni cliniche? “
    • Hartung (2009) nel suo articolo pubblicato sulla rivista Nature “Tossicologia per il XXI secolo” che il modello animale è del tutto inadeguato per la valutazione del rischio tossicologico e che urge un cambio di direzione verso l’impiego di metodologie avanzate in vitro ed in silico, che potrebbero attualmente fornire risultati più sicuri ed affidabili.

  2. Campione esemplare di giornalismo superficiale e fazioso. E’ veramente triste (e irritante) come un argomento eticamente rilevante continui a venire affrontato in questo modo…

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