Categorie: Vita

Perdita di habitat e specie invasive portano all’estinzione di massa

L’ingresso di specie invasive può portare a eventi di estinzione di massa: è questa la conclusione di uno studio condotto dalla Divisione di Scienze della Terra della National Science Foundation (Virginia, Usa) per comprendere le cause alla base della grande estinzione di massa avvenuta nel Devoniano, circa 375 milioni di anni fa. La ricerca, pubblicata su PLoS One, potrebbe fornire nuovi strumenti per combattere la perdita di biodiversità che si sta registrando negli ultimi decenni.

Nel corso della sua storia, la Terra è andata incontro ad almeno cinque sostanziali eventi di estinzione di massa; quello avvenuto nel Devoniano presenta, però, caratteristiche completamente differenti rispetto agli altri. In questo periodo, infatti, la diminuzione in biodiversità, soprattutto marina, fu guidata da un arresto nella comparsa di nuove specie. “Generalmente ci si riferisce a questo periodo come a un’estinzione di massa; in realtà si è trattato più che altro di una crisi della biodiversità”, ha precisato Alycia Stigall, una degli autori della ricerca.

Per comprendere le ragioni di questo crollo della biodiversità del mare, cominciato quasi 400 milioni di anni fa, i ricercatori hanno cercato di individuare il meccanismo che ha portato al blocco della nascita di nuove specie. Dallo studio, che si è focalizzato sul destino di quattro specie (il bivalve Leptodesma, il crostaceo Archaeostraca e i brachiopodi Floweria e Schizophoria), sembra che a scatenare quella condizione sia stata la combinazione di due fenomeni: da un lato l’assenza delle condizioni principali per la formazione di nuove specie; dall’altro, l’ingresso di specie invasive nella maggior parte degli ecosistemi.

Nel Devoniano, infatti, l’incremento del livello del mare e la formazione di un unico super-continente hanno generato una diminuzione degli ecosistemi marini, cui ha fatto seguito un calo della vicarianza – vale a dire della comparsa di specie diverse dovuta a una separazione geografica. A rafforzare e velocizzare il processo sono state le specie invasive, che hanno avuto rapidamente la meglio su molti esemplari più adattati al loro habitat.

Secondo gli autori, questo studio è fondamentale per la comprensione dell’attuale crisi di biodiversità, considerato il fatto che gli esseri umani hanno introdotto molte specie invasive in diversi ecosistemi. “Anche qualora si riuscisse a bloccare la perdita di habitat – ha spiegato Stigall – l’introduzione di specie alloctone potrebbe rallentare per molto tempo il tasso di formazione di nuove specie nel mondo”.

Credit immagine: University of Michigan Museum of Paleontology

Riferimento: 10.1371/journal.pone.0015584

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