Pericolo meduse: cosa fare se si viene colpiti dalla caravella portoghese

Aggiornamento 26 luglio ore 12.50, ieri abbiamo usato erroneamente il termine colonia di meduse, la definizione più corretta è colonia di zooidi

Ama il mare aperto, ma non di rado si avvicina alla costa, trasportata dal vento e dalle correnti del mare. È la Physalia physalis, chiamata comunemente Caravella portoghese, un’affascinante e pericolosa creatura dai colori bluastri e violacei che negli ultimi anni sta popolando sempre di più i mari italiani, tanto che i suoi avvistamenti lungo le coste si stanno facendo più frequenti. Uno dei più recenti, per esempio, è stato in Liguria, a largo di Chiavari, mentre è dei giorni scorsi la notizia di un caso di puntura che ha portato una donna (con una storia di patologie pregresse) nel reparto di terapia intensiva all’ospedale di Catania. 

La Caravella portoghese è composta da una colonia di zooidi, chiamato dagli esperti sifonoforo, concentrate al di sotto del cosiddetto “ombrello” gelatinoso. In questo caso, l’ombrello, che ha il compito di favorire il galleggiamento di questi organismi, è modificato: è una sorta di sacca, piena di gas, appiattita, che ricorda una vela e che permette loro di sfruttare il vento per muoversi. 


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La Caravella portoghese è provvista di tentacoli che si trovano vicino alla bocca e che possono raggiungere anche i 30 metri di lunghezza. Questi, a loro volta, sono pieni di cellule urticanti (i cninoblasti): una volta stimolate da un impulso meccanico o chimico rilasciano un liquido (nematocisti), pieno di tossine, tra cui un potente emolitico, che può essere fatale per molte specie, come piccoli pesci di cui si cibano, ma in alcuni casi anche per l’essere umano. Simili a quelli di una scossa elettrica, i sintomi  quando si entra in contatto con i tentacoli possono includere, soprattutto nei soggetti vulnerabili, un segno simile a una scottatura sulla pelle, dolore acuto, nausea, mal di testa, difficoltà respiratorie, aritmie, paralisi e shock anafilattico.


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Diffusa nell’oceano Atlantico, la Caravella portoghese è presente anche nel mar Mediterraneo da molto tempo (il primo avvistamento risalirebbe al 1850), come dimostrato da uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science svolto in collaborazione delle università di Palermo, Catania e dell’Istituto di scienze marine dell’Andalusia. Tuttavia, con il cambiamento climatico e con l’attività antropica sempre più intensiva, la Caravella portoghese, così come molte specie di meduse, si sta diffondendo e moltiplicando. Basti pensare che gli avvistamenti sulle coste italiane sono aumentati negli ultimi anni anche di dieci volte. 

Cosa fare se si viene punti

Ma niente panico. Quando si entra in contatto con una Caravella portoghese bisogna per prima cosa mantenere la calma. Il secondo passo consiste nel rimuovere eventuali frammenti urticanti con pinzette, carta di credito, o con le dita, chiaramente indossando i guanti. Si possono, poi, sciacquare via le tossine dalla pelle con l’acqua di mare. Per lavare la ferita, però, è importante ricordarsi di non usare urina e aceto (quest’ultimo consigliato, invece, per le cubomeduse, più pericolose), in quanto favoriscono il rilascio di ulteriori tossine dalle nematocisti non ancora scoppiate. Successivamente, per alleviare il dolore, si può ricorrere a impacchi di acqua fredda o calda. È necessario, tuttavia, richiedere assistenza medica nel caso in cui insorgano problemi respiratori o alterazioni dello stato di coscienza.

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Copertina: Caravella portoghese spiaggiata a Palm BeachFlorida. Foto di Volkan Yuksel – Opera propria, CC BY-SA 3.0.