Sei una persona davvero noiosa o sono gli altri a sbagliarsi?

noiosa
(Foto: Abbie Bernet on Unsplash)

Contro la discriminazione (di ogni genere) ci si batte sempre più spesso e volentieri. Esistono delle categorie, comunque, discriminate ed emarginate in modo molto più silente di altre. Alcune fra queste sono state oggetto di uno studio pubblicato su Personality and social psychology bulletin: sono le persone noiose – o percepite come tali. È bene sottolinearlo, perché spesso le caratteristiche con le quali queste persone vengono etichettate non riguardano la loro personalità, ma pregiudizi rispetto al lavoro che svolgono, alla loro formazione e ai loro interessi nel tempo libero. Il rischio però, dimostrato concretamente nello studio, è che queste persone vengano emarginate e subiscano ripercussioni a livello sociale, lavorativo e interpersonale.

Le caratteristiche del “noioso”

L’articolo contiene i risultati di un’indagine divisa in cinque studi alla quale hanno partecipato più di 500 persone negli Stati Uniti. Le domande evidenziavano la percezione comune “noioso” che le persone attribuivano a un soggetto in base al suo ambito lavorativo, alle gestione del tempo libero e ai tratti caratteriali. Nei primi due studi 463 volontari hanno stilato una lista ordinata di queste caratteristiche nei vari ambiti. Secondo i risultati, i lavori considerati più noiosi sono l’analisi dei dati, contabilità, tasse e assicurazioni, le pulizie e il settore bancario, mentre per quanto riguarda gli hobby in cima alla lista ci sono dormire, praticare una religione, guardare la Tv, osservare gli animali e studiare matematica. I tratti caratteriali tipici della “persona noiosa” invece sono non avere interessi, non avere senso dell’umorismo, non avere opinioni o essere un po’ lamentosi.

Collegamenti inattesi

L’attribuzione di queste caratteristiche stereotipiche – sottolineano gli autori – è un pericolo soprattutto dal punto di vista sociale, con delle ripercussioni a livello relazionale ma non solo. In un terzo studio gli autori hanno creato delle vignette che incorporavano le caratteristiche valutate nei primi due studi secondo tre livelli di noiosità. Nello specifico, ogni vignetta descriveva una persona ipotetica utilizzando termini tratti dalle caratteristiche, dalle occupazioni e dagli hobby valutati più noiosi (vignetta con grado elevato di noia), moderatamente noiosi (vignetta di noia intermedia) e meno noiosi (vignetta di bassa noia). Ogni condizione includeva un’occupazione, tre hobby e tre caratteristiche generiche, e per ciascuna vignetta vi erano due copie, una con una protagonista femminile e una maschile.

Utilizzando queste descrizioni, gli autori hanno esaminato le impressioni di noia dei partecipanti e valutato il livello di calore interpersonale (o simpatia) e di competenza attribuita. I risultati hanno messo in evidenza che più le caratteristiche di noiosità stereotipata comparivano in una persona, più questa era percepita come noiosa, poco simpatica e incompetente. Non solo: nell’ultimo studio ai partecipanti era stato chiesto quanto avrebbero voluto essere compensati finanziariamente per passare del tempo con una persona “molto noiosa”, e le cifre richieste erano sempre molto superiori rispetto a quelle richieste in corrispondenza di vignette di persone meno noiose.

Insomma, come in un vero e proprio comportamento discriminatorio, i partecipanti non avrebbero nemmeno dato la possibilità ai soggetti descritti di provare l’errore dello stereotipo, ma preferivano evitarli socialmente identificandoli con il proprio lavoro o i propri hobby.

“Avrei pensato che i contabili sarebbero stati visti come noiosi, ma comunque efficaci e indiscutibilmente adeguati per fare una buona dichiarazione dei redditi” commenta Wijnand Van Tilburg ricercatore di psicologia dell’Università di Essex e primo autore dell’articolo. “La verità della questione è che persone come banchieri e contabili sono altamente capaci e hanno potere nella società – e forse dovremmo cercare di non turbarli e stereotiparli come noiosi!”.

Riferimenti: Personality and social psychology bulletin

Credits immagine: Abbie Bernet on Unsplash