Piante di città

Per mitigare l’effetto delle emissioni di anidride carbonica nelle città, le piante sono tra le nostre migliori alleate. Ma non sono tutte ugualmente efficienti. Quali sono, allora, le più adatte? La risposta la stanno cercando gli studiosi del Centro servizi per il florovivaismo e dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr, che hanno inaugurato lo scorso anno un progetto per studiare i benefici delle piante nella mitigazione del microclima urbano. I primi risultati dell’iniziativa stanno ora portando alla realizzazione di una banca dati per tredici piante del distretto di Canneto sull’Oglio, che contiene dettagliate indicazioni sul loro impatto ambientale.

Gli studiosi hanno utilizzato particolari strumentazioni per misurare gli scambi gassosi che avvengono tramite le foglie: sia quanta CO2 le piante assorbono attraverso la fotosintesi, sia quanti composti organici volatili (Voc) vengono invece emessi. Queste particolari molecole, tra cui isoprene e monoterpeni, possono facilitare o ostacolare la formazione di ozono, che può essere dannoso per l’essere umano.

I primi risultati mostrano che le specie più adatte a combattere l’inquinamento sono il tiglio selvatico (Tilia cordata), il biancospino (Crataegus) e l’orno (Fraxinus Ornus), con alti livelli di assorbimento di CO2 (in media quattro chilogrammi per metro quadro di copertura vegetale in un anno) e bassa emissione di Voc (in media 0,2 microgrammi al metro quadro in un’ora). L’unica specie delle tredici che finora si è rivelata meno adatta è lo storace (Liquidambar), da non piantare in aree già inquinate a causa dell’alta produzione di Voc (circa 1,2 microgrammi al metro quadro in un’ora). “Le informazioni sull’interazione pianta-atmosfera”, sottolinea Rita Baraldi dell’Ibimet, “sono indispensabili per una scelta consapevole delle specie vegetali che meglio si prestano a strategie di mitigazione ambientale delle coperture verdi”. Il database è, in questa ottica, uno strumento importante la progettazione del verde urbano ed extraurbano. (a.g.)

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