Più di un atomo, meno di una galassia

Mark Haw
Nel mondo di mezzo. Il moto browniano tra materia e vita
Zanichelli 2008, pp. 271, euro 11,50

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Il libro accompagna il lettore alla scoperta del mondo di mezzo (ovvero di quelle piccole cose che non stanno mai ferme, come le chiama l’autore) fino ad affrontare i temi più caldi della ricerca attuale, dalla fisica alla biologia e alle nanotecnologie. La lettura inizia con la storia della scoperta, nel 1827 da parte di un botanico inglese, Robert Brown, del moto di granelli di polline, osservato al microscopio e che, dal nome dello scopritore prese poi il nome di moto browniano. Da questa semplice osservazione sperimentale, la cui importanza per diversi anni a seguire non fu compresa, il lettore viene accompagnato da Haw attraverso lo sviluppo storico di alcuni concetti fondamentali di termodinamica e fisica statistica.

L’autore ha il notevole pregio di utilizzare una narrativa ricca di esempi che, nella linearità semplicità del linguaggio rende comprensibile anche ai non addetti ai lavori il concetto di mondo mesoscopico. Questa e una delle doti principali di questa narrazione, a volte romanzata (quando per esempio descrive alcune figure di scienziato che hanno contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo della fisica dell’Ottocento) ma interessante e piacevole da leggere senza tuttavia rinunciare a un certo rigore scientifico. L’autore sottolinea più volte, durante la narrazione, l’importanza che i concetti come entropia, secondo principio della termodinamica o equivalenza lavoro-calore hanno avuto nello sviluppo industriale dell’Europa dell’Ottocento, proprio nel periodo d’oro della rivoluzione industriale.

Partendo dall’osservazione di Brown, l’autore si inoltra in quel mondo di mezzo a cui le scienze esatte dedicano poca attenzione ancora oggi, attenzione che invece è rivolta al mondo dell’infinitamente piccolo (quark, superstringhe, ecc.) o infinitamente grande (galassie, big bang, buchi neri, ecc.). La storia raccontata da Haw vuole invece sottolineare come sia importante, oltre che interessante, lo studio di tutti quei sistemi (detti mesoscopici) più grandi del singolo atomo e molto più piccoli della singola galassia, fondamentali per la comprensione di tutti quei processi che costituiscono ciò che si chiama vita.

Il libro si conclude con un’affermazione, nel suo ultimo capitolo, che chiarisce il motivo del suo stesso essere: “La scienza del mondo di mezzo non consiste nel ridurre la vita a un’attività della materia, ma nell’elevare le attività della materia fino alla vita. Non si tratta di ridurre la biologia alla fisica, ma di unire le due discipline”. Tale affermazione potrebbe diventare una delle possibili definizioni della disciplina nata alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso e che è ormai riconosciuta come una della principali discipline scientifiche che studiano il mondo della materia vivente: la Biofisica.

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