“Più regole sugli insetti modificati”

C’è bisogno di regole sugli insetti geneticamente modificati (Gmi). È l’opinione diffusa fra gli scienziati che si occupano di questa ricerca, e riportata sul numero di luglio di Scientific American. Infatti, mentre i riflettori sono puntati sull’alterazione genetica di piante, l’investigazione sugli insetti fa passi da gigante. È previsto che il numero di richieste di prove in campo aperto cresca esponenzialmente nei prossimi anni. E una valutazione dei rischi non è stata ancora condotta. “Non stiamo parlando di un pomodoro,”, spiega l’entomologo Thomas Scott, della University of California, “ma di organismi che succhiano il sangue umano, si muovono liberamente e trasmettono agenti patogeni”. I Gmi sono concepiti per combattere malattie degli esseri umani, delle piante e di altri insetti benefici, come l’ape da miele. Tuttavia, non ci sono linee chiare sulla valutazione dei rischi: in particolare quelli connessi alla loro esportazione e liberazione nell’ambiente. Già nel gennaio 2004, l’istituto americano Pew Initiative on Food and Biotechnology ha pubblicato un rapporto sul tema che ha messo in guardia sulla confusione e la carenza di competenze nelle istituzioni. “I Gmi non sono ancora un business,e gli scienziati non hanno voglia di fare esperimenti fuori controllo”, commenta l’entomologo Mark Benedict del Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitense. Tuttavia, aggiunge il collega Mark Winston della University of British Columbia, è necessaria un’agenzia unica di controllo. Questa dovrebbe anche valutare quando è necessario trattare una epidemia con Gmi, e quando è sufficiente un trattamento tradizionale. (m.ca.)

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