Più ricchi, più depressi

Distrugge la qualità della vita, interferendo con la capacità di lavorare e di stringere relazioni, nei casi più gravi conduce al suicidio: la depressione colpisce 121 milioni di persone in tutto il mondo, ed è responsabile di 850.000 morti ogni anno. Per capire quanto siano determinanti le condizioni sociali ed economiche nello sviluppo di questa malattia, è stato effettuato uno screening su scala mondiale nell’ambito della World Mental Health Survey Initiative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), i cui risultati sono riportati su BMC Medicine.

Per lo studio sono state campionate 89.000 persone appartenenti a 18 nazioni diverse. Il fine era di stabilire se nel corso della loro vita, o nell’arco dell’ultimo anno, fossero stati colpiti da quello che viene clinicamente definito un “Episodio di Depressione Maggiore” (MDE). Questo disturbo è diagnosticato nel caso in cui vengano riscontrati almeno cinque dei nove sintomi inclusi nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM), tra cui tristezza, perdita di interesse o di piacere, senso di colpa, bassa autostima, disturbi del sonno o dell’appetito e abbassamento del livello di concentrazione.

Ne è emerso che l’incidenza maggiore della depressione si ha nei paesi ad alto reddito, dove ne soffre in media il 15% della popolazione, contro l’11% dei paesi in via di sviluppo. Fa però eccezione l’India, al primo posto con un allarmante 36%. Subito dopo troviamo Francia, Paesi Bassi e Stati Uniti, che raggiungono il 30%. All’ultimo posto la Cina, con il 12%.

I dati mostrano una forte variabilità da paese a paese anche rispetto all’età di comparsa del primo episodio: nei paesi più poveri risulta più bassa di circa due anni rispetto alla media. Il benessere economico sembra dunque un fattore determinante, ma lo studio dimostra che altrettanto si può dire del genere. Le donne, infatti, sembrano avere il doppio delle probabilità rispetto agli uomini di soffrire di depressione. La malattia verrebbe ulteriormente alimentate da fattori esterni, come la perdita del partner, sia essa dovuta a morte, divorzio o separazione.

A commentare i risultati della ricerca è Evelyn Bromet, ricercatrice della State University di New York e coautrice dello studio: “Abbiamo dimostrato che la depressione è una fonte di preoccupazione per la salute pubblica in tutte le regioni del mondo, e che è fortemente legata alle condizioni sociali. Comprenderne gli schemi e le cause può aiutare a prendere iniziative globali per ridurne l’impatto sulla vita degli individui, e il peso per la società”.

1 commento

  1. La droga del benessere. Forse la ‘ teoria del piacere ‘ di Leopardi non è del tutto infondata. Quando si ha tutto si tende a non dare importanza ai piccoli piaceri della vita,non ci si rende conto della fortuna che abbiamo,per il sol fatto di essere nati in qusto secolo! E non ci accontentiamo del poco che abbiamo, specie ora che l’umanità intera è mossa da un materialismo senza precedenti!

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