Categorie: SocietàVita

Più tristi per colpa di Facebook

Passare troppo tempo su Facebook a vedere foto e a leggere status che sprizzano gioia potrebbe spingere gli utenti più deboli in depressione. Lo affermano scienziati dell’Università di Houston, nel Texas e dell’ateneo di Palo Alto, in California, su uno studio pubblicato sul Journal of Social and Clinical Psychology.

Secondo i dati raccolti, infatti, l’uso eccessivo del social network potrebbe innescare un circolo vizioso psicologico avviato dal confronto tra la propria vita reale e quella “social” dei propri contatti. La teoria del confronto sociale non nasce con il Web 2.0 ma in esso ha trovato una nuova forma.

“La letteratura scientifica”, ha spiegato Mai-Ly Steers, una delle autrici della ricerca, “abbonda di analisi dei confronti sociali effettuati in contesti tradizionali, come classi scolastiche o posti di lavoro ma si trova ancora in fase pioneristica per quanto riguarda il social networking”. I ricercatori hanno preso in esame le reazioni di 332 utenti, sia uomini che donne. Il periodo di osservazione è durato 14 giorni. Hanno notato che di fronte all’uso prolungato di Facebook, se le donne possono scivolare in depressione a prescindere dal tempo di utilizzo del social network, gli uomini sono più a rischio se il tempo trascorso davanti allo schermo del pc o dello smartphone diventa notevole.

I rischi più grandi, comunque, vengono corsi dalle persone più sensibili e socialmente isolate. Gli scienziati hanno infatti sottolineato che il pericolo arriva dall’overdose di informazioni che possono essere raccolte in poco tempo. “Inoltre”, ha aggiunto Steers, “la maggior parte degli utenti di Facebook pubblica sul proprio profilo notizie positive e immagini di momenti piacevoli. Questo porta le persone a percepire in maniera distorta la realtà delle vite dei propri amici, peggiorando il giudizio che viene dato alla propria. Le persone con preesistenti difficoltà di ordine psicologico possono quindi rendere più acuta la sensazione di solitudine e isolamento”.

La speranza dei ricercatori è che il loro studio possa stimolare la redazione di linee guida che suggeriscano ai medici di consigliare la riduzione dell’utilizzo di Facebook a quelle persone che presentano un profilo psicologico ad elevato rischio di sviluppare forme di depressione.

Riferimenti: Journal of Social and Clinical Psychology doi:10.1521/jscp.2014.33.8.701
Credits immagine: thomas-luebke via Compfight cc

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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