Politica sul ghiaccio

Terra Australis Incognita. Così per secoli i geografi hanno indicato sulle mappe il continente antartico, un territorio mai avvistato e la cui esistenza nell’emisfero meridionale era stata solo immaginata dai filosofi greci del VI secolo a.C. In realtà, a circa un secolo dalla sua comparsa sulle carte geografiche, l’Antartide è ancora oggi in gran parte sconosciuta. Grande una volta e mezza l’Europa, questo continente costituisce un luogo privilegiato per la conoscenza globale del pianeta, del suo passato e del suo futuro. Ma i mille chilometri di mare e le gelide correnti circumpolari che lo separano dalla terra emersa più vicina, il Sud America, non bastano più a proteggerlo dagli effetti delle attività umane. Prime fra tutte la pesca indiscriminata e il turismo.

E proprio il problema della salvaguardia dell’ecosistema antartico è stato uno degli argomenti di cui hanno discusso nei giorni scorsi i rappresentanti dei principali paesi, tra cui l’Italia, aderenti al Trattato Antartico: su proposta del ministro neozelandese Simon Upton, si sono incontrati – fatto insolito per i politici – proprio nella base antartica di Scott. Galileo ha parlato con il sottosegretario alla Ricerca scientifica Antonino Cuffaro, che ha partecipato dal 25 al 28 gennaio al meeting denominato “Ministerial on ice”, e con Pietro Giuliani, vice direttore del Progetto Antartide dell’Enea.

“L’impatto con l’Antartide è straordinario e difficilmente descrivibile”, racconta Cuffaro. ” E’ come scoprire un nuovo universo. Ci si arriva dopo diverse ore di volo partendo dalla Nuova Zelanda. E fino all’ultimo non si è certi di poter mettere piede a terra: può succedere che a metà percorso dalla base di destinazione ci invitino a fare dietro front a causa di condizioni meteorologiche proibitive. Il panorama è estremamente mutevole e variegato, soprattutto sulla costa: iceberg, gole profonde, massicci e vulcani si profilano su un orizzonte sconfinato. I collegamenti tra le basi, a parte quelle più vicine raggiungibili con mezzi terrestri, avvengono con l’elicottero”.

In effetti, l’Antartide è ancora terra di nessuno. La sua posizione geografica strategica e la scoperta delle sue enormi sue risorse naturali, mai sfruttate, ne fanno un boccone appetibile. “Ci sarebbero, in effetti, delle rivendicazioni territoriali”, osserva Cuffaro, “ma sono state congelate dal Trattato (http://www.pnra.it/ANTARTIDE/HTML_it/) stipulato nel 1959”. Più di trent’anni dopo è stato siglato il protocollo sulla protezione ambientale, noto anche come protocollo di Madrid. “L’accordo”, aggiunge Giuliani, “ha messo al bando, per i successivi cinquant’anni, qualsiasi sfruttamento minerario a sud del sessantesimo parallelo e ha imposto alle nazioni presenti in Antartide la valutazione dell’impatto ambientale per qualsiasi attività. E non si possono fare nemmeno prospezioni. Una proibizione che potrà essere rimessa in discussione solo fra cinquant’anni”. Questa norma riguarda ovviamente i paesi sottoscrittori, che comunque rappresentano circa l’80% della popolazione mondiale. Vi sono compresi tutti quelli presenti in Antartide e dunque potenzialmente in grado di svolgere attività in loco.

Uno dei temi della riunione ministeriale è stata la questione della pesca illegale, un fenomeno mette in pericolo rare specie ittiche e di uccelli marini. In effetti, nell’ambito del Trattato, una convenzione regola lo sfruttamento delle risorse marine viventi. E in base ad essa ogni anno una commissione stabilisce le quote di pescato per ogni paese aderente. Accade però che molti paesi, anche alcuni che aderiscono al trattato, sfuggano a questa regolamentazione utilizzando bandiere ombra. Australia e Nuova Zelanda (che ha annunciato il pattugliamento navale e aereo di quelle acque) premono per l’adozione di un sistema di certificazione del pescato e di monitoraggio satellitare dei pescherecci.

Il documento finale del “Ministerial on ice”, tuttavia, non fa significativi passi avanti in questa direzione: nessun provvedimento concreto è stato adottato, ed è stata stilata solo una lista di questioni da affrontare alla riunione speciale della Commissione per la conservazione delle risorse marine antartiche che si terrà in aprile. Spiega Cuffaro: “La Nuova Zelanda voleva imporre da subito il principio della responsabilità. Ma questo non poteva avvenire con una riunione informale, come è stata il ‘ministerial on ice’. Tutto è rimandato alla riunione ufficiale che si terrà in Perù quest’anno”.

Che fare, allora? Imporre regole più severe oppure organizzare il controllo? “Le regole ci sarebbero” risponde Cuffaro, “il problema è semmai come fare in modo che vengano rispettate e, nel caso di una violazione, che ne sia responsabile il paese cui appartiene l’imbarcazione che l’ha commessa, al di là della bandiera che batte. Su questo, Giappone, Corea e Stati Uniti non erano molto d’accordo. Sostengono che non è possibile tenere sotto controllo questo tipo di attività, in qualsiasi parte del mondo”. Nel caso dell’Antartide, però, forse bisognerebbe avere un’attenzione particolare, per non compromettere l’equilibrio di un ecosistema arrivato sostanzialmente intatto ai giorni nostri.

Anche il turismo, sebbene non abbia ancora proporzioni rilevanti, potrebbe ben presto costituire un problema. “Nell’ultimo anno”, spiega Giuliani, “i turisti sono stati circa novemila, un numero che per un continente grande come l’Antartide è tutto sommato irrisorio”. Si tratta comunque di un turismo “mordi-e-fuggi”: i viaggiatori non soggiornano a terra ma si fermano sulle navi per tre-cinque giorni, visitando solo alcuni luoghi accessibili sulla costa, in particolare nella penisola antartica, la più bella e meno fredda. La maggior parte delle compagnie turistiche attive in Antartide aderisce a una convenzione per l’autoregolazione (International Association for Touristic Antarctic Operators), in linea con il Protocollo Ambientale di Madrid. “In effetti c’è una certa preoccupazione per l’aumento delle presenze turistiche, che qualche danno lo hanno già fatto. Non credo che l’autoregolamentazione sia più sufficiente. Bisognerà stabilire delle regole più precise”.

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