I gerbilli ci dicono se scoppierà una epidemia di peste

Una epidemia di peste potrebbe essere prevista con due anni di anticipo monitorando le popolazioni di roditori. Lo sostengono, sulla rivista Science ricercatori belgi dell’Università di Anversa guidati da Herwig Leirs, che sottolineano come questo anticipo possa essere utile per affrontare per tempo l’emergenza sanitaria causata dall’infezione di Yersinia pestis, reponsabile da millenni e tuttora di centinaia di morti l’anno in tutto il mondo

Attenti a quei gerbilli

Gli studiosi hanno rielaborato al computer i dati registrati in Kazakhstan dai colleghi sovietici negli ultimi 40 anni. E hanno scoperto che la peste comincia a colpire l’essere umano dopo due anni dall’aumento della popolazione di gerbillo, un piccolo roditore le cui pulci possono trasmettere il batterio Yersinia pestis, saltando da un animale all’altro fino ad arrivare all’uomo.

Prevedere l’epidemia di peste con 2 anni di anticipo

Il dato conferma una teoria, cara agli epidemiologi, per cui esisterebbe una soglia critica nella popolazione dell’animale ospite oltre la quale si sviluppa una epidemia. Se il fenomeno si verificasse anche nei ratti e nei cani della prateria, che sono i principali vettori della peste in altre regioni del mondo, questo studio potrebbe avere importanti applicazioni. Semplicemente controllando il numero dei roditori e constatando un improvviso boom demografico, sarebbe possibile predire lo scoppio dell’epidemia con due anni in anticipo, e prendere opportune precauzioni sanitarie. Molti popoli che abitano in Africa e in Asia vivono a stretto contatto con i topi e questo aumenta le possibilità che l’epidemia si diffonda tra le persone. (m.z.)

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