Prevenzione a tutto campo

Fare il punto sulle malattie del movimento (morbo di Parkinson in primo luogo) e fotografare lo stato dell’arte delle neuroscienze, mettendo a confronto metodi diagnostici, terapie e ricerca di base. È stato questo l’obiettivo del congresso internazionale della Movement Disorder Society, giunto all’ottava edizione, che ha chiuso i battenti il 17 giugno a Roma e al quale hanno partecipato migliaia di ricercatori di ogni parte del mondo. In questo settore, infatti, la collaborazione internazionale è quasi un obbligo. “E viene spesso imposta dagli stessi finanziatori: fondazioni private e organismi sovranazionali che distribuiscono fondi con criteri qualitativi molto severi, e che pretendono una fortissima interazione tra i gruppi finanziati”, conferma Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio di biologia delle cellule staminali e di farmacologia delle malattie neurogenerative dell’Università di Milano, “e d’altra parte, questo legame tra i ricercatori contribuisce in maniera decisiva a migliorare il lavoro”. Anche grazie a questa strategia, quello della lotta ai disturbi del movimento è un campo in piena evoluzione. I farmaci sono sempre più efficaci, sebbene i loro meccanismi di azione non siano del tutto chiariti, mentre si fanno strada anche terapie chirurgiche e di stimolazione elettrica per contrastare i sintomi di queste patologie. Ma nel corso del convegno si è anche discusso l’uso di cellule staminali per rigenerare i neuroni. “Tuttavia”, spiega Anne Young, direttrice del dipartimento di neurologia della Harvard Medical School, “ci vorranno molti anni prima di arrivare a una terapia efficace. La complessità del cervello è tale che è molto difficile riuscire a rendere pienamente funzionale un nuovo neurone”.La ricerca di base negli ultimi anni ha individuato molti bersagli per le terapie, evidenziando alcuni dei meccanismi molecolari che portano all’insorgenza delle malattie del movimento. Tuttavia, l’origine di queste disfunzioni è ancora poco chiara. Le predisposizioni genetiche e le condizioni ambientali interagiscono in maniera intricata: come per esempio nel morbo di Parkinson, per il quale è noto che l’esposizione a pesticidi sia un importante fattore scatenante. Diversi studi epidemiologici presentati nel corso del meeting e condotti in Italia, negli Usa e in Francia, hanno confermato il legame tra queste sostanze e l’insorgenza della malattia, mostrando tuttavia l’importanza della suscettibilità genetica per dare il via alla neurodegenerazione.Per il futuro, si dovrà dunque non solo andare verso nuove terapie, ma anche predisporre campagne di prevenzione e sensibilizzazione che consentano di evitare comportamenti a rischio e aiutino la diagnosi precoce delle malattie del movimento. A questo proposito, in occasione del meeting è stata presentata una nuova iniziativa internazionale sulla distonia, un disturbo che causa contrazioni involontarie dei muscoli, e colpisce in particolare chi lavora con movimenti di precisione: musicisti, scrittori, chirurghi, dentisti. Spesso scambiato per Parkinson o per tremore essenziale, la distonia è invece una sindrome a sé, per la quale esiste una terapia farmacologica efficace basata sulla tossina botulinica. Testimonial d’eccezione per la campagna “Freedom to play” è il grande pianista Leon Fleisher: già a 16 anni nella Filarmonica di New York, a 35 dovette smettere di usare la mano destra, diventando un virtuoso dei pezzi per mano sinistra. Dopo oltre tre decenni, grazie ai nuovi farmaci, ha riacquistato l’uso anche dell’altra mano. Quest’anno, registrerà il suo primo cd a due mani in oltre quarant’anni, per il quale parte del ricavato andrà all’associazione “Musicians with Dystonia” e alla Dystonia Medical Research Foundation.

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