Prove tecniche di Audiweb

Auditel, Audiradio e adesso Audiweb. L’obiettivo non cambia: monitorare l’accesso del pubblico a un prodotto editoriale – sia esso un canale video, una stazione radio o un sito web – e poi elaborare dati omogenei a uso e consumo degli editori e, soprattutto degli inserzionisti pubblicitari. Per questo la partenza della fase sperimentale di Audiweb, il primo servizio italiano di monitoraggio su Internet, è da considerarsi un vero e proprio evento in Italia. Scatterà nel giro di qualche settimana coinvolgendo tutti siti italiani che fino il 15 giugno avranno aderito all’iniziativa. Dopo un’estate di rodaggio ci sarà la partenza ufficiale, all’inizio di settembre. Poi, in futuro, Audiweb prevede di entrare nel dettaglio. E allora si studieranno le abitudini degli utenti della rete, basando le rilevazioni su un vero e proprio campione. Proprio come l’Auditel.

“L’Auditel è una nostra creatura che ha 15 anni e alla quale siamo molto affezionati ”, spiega con un certo orgoglio Felice Lioy (da 18 anni direttore generale della Utenti pubblicità associati (Upa), l’organizzazione di tutte le principali aziende che investono in pubblicità) che di Audiweb è presidente. “Poi c’e’ Audiradio. Adesso sta per partire Audiweb. Siamo una famiglia che cresce. Le differenze? Auditel si basa su un campione di cinquemila famiglie che rappresenta tutti i telespettatori italiani, visto che è naturalmente impossibile fare la rilevazione su 57 milioni di persone. In Audiweb, invece, non c’è un campione. E’ una rilevazione di tipo quantitativo sui contatti ricevuti dai siti Web, e questo rappresenta la prima fase. Poi ci sarà anche una rilevazione qualitativa che potrà eventualmente essere fatta su un campione di internauti. Un meccanismo che cercheremo di mettere a punto anche raccogliendo le esperienze internazionali. In futuro potremmo – ma, attenzione, è solo un esempio – prendere in esame cinquemila persone che navigano abitualmente su Internet e chiedere loro: quando navighi che cosa vedi preferibilmente? Dove ti soffermi? Perché lo fai? Quanto tempo stai su un sito? Che cosa ti interessa? Lo fai per divertimento o per professione? Il risultato potrebbe essere interessante soprattutto quando sarà possibile incrociare dati qualitativi e quantitativi”.

Con i suoi otto soci fondatori, Audiweb è espressione di quasi mille aziende italiane. E’ stata costituita la scorsa estate da Upa, che rappresenta tutte le aziende che investono in pubblicità, Assap che associa tutte le agenzie pubblicitarie, Assomedia che riunisce le centrali media, Assodirect in rappresentanza delle organizzazioni che operano nel direct marketing, Anee che associa gli editori elettronici, Aiip, l’associazione italiana degli Internet Provider, CommerceNet Italy, che promuove lo sviluppo del commercio elettronico nel nostro paese, e Fcp, la Federazione delle concessionarie di pubblicità.

“Audiweb è un modo per entrare nel mercato pubblicitario fornendo dati seri, credibili e soprattutto omogenei”, spiega Lioy. Ma come funzionerà nella pratica questo monitoraggio? Come riuscirà Audiweb a determinare il gradimento dei siti, laddove sulla rete non pochi sostengono l’impossibilità di misurare con precisione la visibilità di un sito Web? La lettera che Audiweb invia ai suoi potenziali clienti per invitarli ad aderire all’iniziativa parla di rapporti che elencheranno, per ogni sito, le pagine viste, il numero delle visite, la durata media di una visita, e il numero degli utenti che lo hanno visitato. “Per mettere a punto l’architettura di questo sistema il comitato tecnico di 16 persone ha lavorato un anno”, spiega Roberto Liscia, vicepresidente di Audiweb, nonché consigliere delegato dell’Anee, “e ritengo che il risultato sia davvero interessante. Sul sito viene posizionato un computer che preleva i logfile (la lista di tutti i file scaricati da un sito – ndr.) e poi, nottetempo, li trasferisce alla Nielsen, che nell’occasione funge da centro di servizi. Grazie a un sistema software tra i più avanzati del mondo, Net.genesys, i dati vengono elaborati e poi pubblicati sul sito di Audiweb. Il tutto a cadenza giornaliera, settimanale e mensile. Ed è proprio a questo sito, per mezzo di una password, che accedono i nostro clienti. I vantaggi? Dati standard per tutti, rilevati a minor costo e, soprattutto, nessuna preoccupazione di tipo tecnologico per i siti”.

Per essere rilevati da Audiweb bisognerà pagare. E i siti più frequentati dovranno pagare di più. “Sì, il costo è di tipo scalare”, continua Liscia. “Per esempio, un sito con meno di 10 mila page-views al giorno avrà un costo di adesione di 7 milioni annui, fra 10 mila e 100 mila di 11 milioni, fra 100 mila e 300 mila di 18 milioni, fra 300 mila e un milione di 35 milioni e, infine, fra 1 a 5 milioni di page-views, di 50 milioni”.

Resta da capire quanti siti italiani si faranno via via rilevare da Audiweb. Tanti, secondo i promotori, anche se in questa fase sperimentale di cifre non se ne fanno. “Molti gestori non aspettano altro che parta la nostra rilevazione”, aggiunge Liscia, “direi che c’è un’attesa quasi spasmodica. Basta qualche cifra per capire che cosa succede in Italia e nel resto del mondo: negli Stati Uniti nel 1998 le aziende hanno speso sul Web l’equivalente di ben 3.800 miliardi di lire in pubblicità. Da noi a fine 1999 forse raggiungeremo i 40 miliardi. E ancora: tutti parlano di Internet come la grande rete che parla inglese. Ma il traffico in Italia si sviluppa al 70% attraverso siti di lingua italiana. A mio avviso da noi la pubblicità non decolla perché manca l’offerta di contenuti. Come uscirne? E’ necessario spezzare questa catena negativa creandone una virtuosa. Eccola: le rilevazioni rendono i siti più trasparenti, e ciò permette quella pianificazione pubblicitaria che a sua volta genera maggiori introiti. Risultato: le entrate si trasformano in investimenti per contenuti sempre più nuovi”.

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