Categorie: Società

Pubblica Amministrazione, qual è il sito migliore?

Un budget di 20.000 €, una task force di una decina di analisti e 11.000 siti web da verificare. Era questa la situazione quando nel 2010 nacque la Bussola della Trasparenza, un progetto del Dipartimento della Funzione Pubblica per analizzare e verificare formalmente i criteri di trasparenza dei siti web. Un’iniziativa che ha poi fatto nascere l’idea di proporre alle pubbliche amministrazioni delle linee guida non vincolanti per facilitare ai tecnici il controllo dei siti web tramite uno standard codificato che spiegava loro nel dettaglio tutti gli obblighi previsti dalla legge. Solo dal marzo 2013, tuttavia, è diventata norma la standardizzazione delle sezioni trasparenza dei siti web, e il progetto della Bussola è stato aggiornato in base alle nuove indicazioni.

La Bussola funziona in maniera estremamente semplice: gli 11.000 siti web del database vengono scandagliati, controllando che l’albero e l’homepage di ognuno contengano le sezioni dedicate alla trasparenza strutturate secondo le leggi. Purtroppo c’è un limite: questo tipo di verifica non arriva a controllare i contenuti e la qualità delle varie sezioni.

L’idea alla base di questo strumento è quella di farsi aiutare dalla gente, coinvolgendo nell’analisi proprio i principali interessati, ovvero i cittadini che li navigano, ricalcando sempre più il concetto di web partecipativo e chiamandoli a dare una propria valutazione tramite la sezione “esprimi la tua opinione”. Come spiega Davide D’amico, responsabile tecnico del progetto, di fronte a tantissimi dati ed esigue risorse umane l’unica soluzione possibile è il cosiddetto crowdsourcing, cioè la partecipazione “dal basso” dell’utenza al progetto. 

La Bussola produce una serie di classifiche che permettono confrontare le varie amministrazioni territoriali, incrociando i dati relativi a trasparenza, bandi di concorso pubblicati, tassi di assenza e così via. Entrando nel merito per esempio scopriamo che, al momento, l’azienda ospedaliera più trasparente è il Sant’Anna di Torino, a parimerito con numerosi istituti presenti sul territorio italiano (come l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” e l’ Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, solo per citarne alcune) mentre quella meno è il Policlino Umberto I di Roma. Tra gli enti di ricerca invece spiccano l’Accademia dei Lincei, l’Invalsi, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, mentre nelle posizioni più basse troviamo l’Agenzia spaziale italiana, il Cnr, l’Inran e l’Istituto Superiore di Sanità. Buone percentuali di trasparenza si registrano per quasi tutti i ministeri, ad eccezione di quello della giustizia, dello sviluppo economico e dei beni e le attività culturali.

Tutte le informazioni sono rigorosamente open, e scaricabili direttamente dal sito del progetto. Più le amministrazioni sono ligie nell’adeguarsi alle linee guida, più lo strumento d’analisi diventa accurato, lasciando sempre che il ruolo cardine venga svolto dal cittadino, che può confermare o smentire i dati ufficiali.

Riferimenti e credits immagine: Magellanopa.it

Eleonora Degano

Est modus in rebus (forse)Con alle spalle la maturità classica e una laurea in Biologia e biodiversità degli ecosistemi, ha frequentato il Master in Giornalismo Scientifico Digitale alla SISSA di Trieste. Fotografa amatoriale, lettrice seriale, ogni occasione è buona per fare le valigie e partire. Quando è ispirata scrive di scienza (e non solo) sul suo blog.Su Twitter è @Eleonoraseeing.

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