Quale motore per la Terra del Duemila?

Il consumo di energia del pianeta è aumentato costantemente negli ultimi decenni. E aumenterà ancora, visto che la popolazione mondiale continua a crescere (anche se a tassi inferiori a quelli previsti in passato), e la richiesta di elettricità si estende sempre più anche ai paesi in via di sviluppo. Ma le risorse tradizionali, petrolio e carbone in primo luogo, non potranno essere utilizzate all’infinito. E questo non solo perché si tratta di fonti esauribili, ma soprattutto perché la loro utilizzazione è alla base del degrado ambientale, in particolare dell’effetto serra.

Consapevoli della gravità della situazione, i governi delle nazioni industrializzate riuniti a Kyoto per il Summit sull’ambiente si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra entro i prossimi 15 anni di circa il 5-10%. Ma il problema energia non si limita alla questione ambientale, sebbene questa rappresenti uno dei temi più urgenti. Per avere una prospettiva corretta occorre tenere presenti contemporaneamente questioni che riguardano le risorse, l’ambiente e l’economia mondiale. Umberto Colombo, oggi presidente del LEAD-Europa, già ministro per la Scienza e la Tecnologia, fornisce un quadro di questo complesso intreccio, individuando alcune direzioni per sviluppi futuri.

Ma quale sarà la fonte energetica di domani? Il premio Nobel Carlo Rubbia invita a riconsiderare la questione dello sfruttamento dell’energia nucleare alla luce di alcune ricerche molto innovative condotte dalla sua equipe al CERN di Ginevra. Forse, sarà possibile domani ricavare dal nucleo un’energia sicura, pulita, e a prezzi competitivi. Attualmente, invece, le fonti rinnovabili non riescono a competere con i costi del petrolio e di altri combustibili di uso corrente. Secondo Edgardo Curcio, presidente dell’AIEE (Associazione Italiana Economisti dell’Energia) il forte ribasso del prezzo del greggio non ha certo favorito l’ingresso sul mercato delle energie “alternative”, che sono destinate ancora per qualche tempo a restare nelle retrovie. Di parere contrario è Gianni Silvestrini, della Commissione tecnico-scientifica del ministero dell’Ambiente. Ricordando gli obiettivi proposti nel mese di luglio nel Libro Verde nazionale, in linea con l’indicazione della Comunità Europea di raddoppiare entro il 2010 la quota di fonti rinnovabili, Silvestrini saluta il 1998 come l’anno del decollo delle fonti rinnovabili in Italia. E ancora l’Italia è al centro dell’analisi di Alberto Clô, professore di Economia industriale all’Università di Bologna, che analizza i vantaggi e i rischi per l’industria italiana in seguito all’adozione nel nostro paese della Direttiva dell’UE, che aprirà alla concorrenza il mercato elettrico europeo.

Spingendosi ancora più avanti nella prefigurazione di scenari futuri, Sergio Garribba, commissario dell’Authority per l’Energia, immagina due possibili assetti geopolitici: il pianeta potrà avere una struttura collaborativa, fatta di “ponti” e mercati, o essere strutturato in blocchi economico-politici contrapposti, in aree di influenza antagoniste. Con rilevanti conseguenze sulle politiche ambientali: il primo scenario, combinandosi con bassi tassi di interesse per il lungo termine, terrebbe conto di preoccupazioni di lungo periodo e su scala globale, come quelle relative ai cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di gas serra. Il secondo, combinandosi con un elevato tasso di interesse per il lungo periodo, porterebbe invece a uno sfruttamento accelerato delle risorse energetiche e ambientali del pianeta, meno attento ai vincoli posti dalla sostenibilità. Sergio Garriba è prudentemente ottimista: “La preoccupazione per il futuro sta diventando sempre più un fatto culturale condiviso” conclude, e di questo, forze politiche e governo stanno già discutendo e continueranno a discutere.

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