Quando la scienza è pazza

Robert Ehrlich
Nine Crazy Ideas in Science. A few might even be true
Princeton University Press, 2001
pp.254, 28,98 euro

Robert Ehrlich è un fisico che ormai da anni si dedica alla divulgazione scientifica. Ma se nei suoi precedenti volumi, inediti anch’essi in Italia, affrontava questioni “tecniche”, domandandosi perché il pane imburrato cada sempre dalla parte del burro, questo volume è più ambizioso. La divulgazione non si limita ai concetti scientifici, ma ha a che fare con l’essenza stessa della scienza moderna: il metodo con cui le ipotesi vengono proposte, controllate, e poi eventualmente accettate. Così Ehrilch esplora nove questioni attualissime dal punto di vista di coloro che sostengono idee a prima vista insostenibili. L’Hiv è la causa dell’Aids? Le radiazioni nucleari fanno bene? Più armi in circolazione diminuiscono i crimini? A queste domande poche persone colte porrebbero attenzione. Eppure ci sono scienziati che in tutto il mondo credono che ci siano due soli nel sistema solare, o che non ci sia stato nessun big bang. Semplici “eccentrici” oppure no? Ehrlich, senza pregiudizi, analizza le idee seguendo dieci semplici linee guida, da lui congegnate per distinguere le idee completamente sballate da quelle che potrebbero un giorno rivelarsi giuste. Questi criteri non sono scientifici “strictu sensu”. Ma riguardano il comportamento che hanno i ricercatori nei confronti delle proprie teorie, la loro provenienza disciplinare (insegnando a non credere a tutto ciò che esce dalla bocca di un Nobel), i loro programmi di ricerca. Ma si deve guardare anche a qual è il potere esplicativo di un’ipotesi: una teoria che spiega tutto spesso solleva più interrogativi di quanti riesca a risolverne, e difficilmente è controllabile in modo sperimentale.

Certo la storia della scienza non manca di esempi a riguardo. La deriva dei continenti sembrava folle quando Alfred Wegener la propose, ma oggi, a ottant’anni di distanza, è accettata da tutta la comunità scientifica. Ben consapevole di ciò, Ehrlich non oppone mai rifiuti netti, ma si limita a dare un voto personale di plausibilità, che va dal “perché no?” al “certamente falso”. Ad esempio, l’idea di Duesberg che l’Aids non sia un effetto dell’Hiv si merita un “quasi certamente non vera”, accompagnata in questa bocciatura dalla negazione del Big bang e dall’equazione “più armi=meno crimine”. Mentre con “perché no?” sono premiate le seguenti ipotesi: l’esposizione al sole è benefica; il petrolio il carbone e il gas naturale non sono di origine biologica, ma chimica; esistono particelle più veloci della luce. Piccole dosi di radiazioni fanno bene? “Probabilmente non vera, ma chissà?”. “Molto probabilmente non vere” sono invece le ipotesi dei due soli e di viaggi temporali.Il libro di Ehrlich va quindi oltre la mera analisi delle ipotesi in questione, ma fornisce utili strumenti non strettamente scientifici per la comprensione delle teorie e del modo in cui si fa scienza. Ehrilch ci fa vedere il lato “soggettivo” della ricerca, e questa ipotesi è generalmente poco gradita nella comunità scientifica. Ad essa, molti ricercatori reagiscono come una pia donna dell’Ottocento, che venuta a conoscenza della teoria dell’evoluzione esclamò: “Speriamo che ciò che dice Mr.Darwin non sia vero. Ma, se è vero, speriamo che non si sappia in giro”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here