Categorie: Vita

Quanta Europa nel Dna degli Africani?

Tremila anni fa l’Africa fu il teatro di un’ingente migrazione da parte delle popolazioni dell’Eurasia occidentale: un fenomeno che non fu affatto marginale, e che portò la popolazione africana a fondersi con i nuovi arrivati, e le cui tracce sono rimaste nei genomi dei loro discendenti fino ai giorni nostri. È questo il risultato di uno studio pubblicato Science, in cui i ricercatori hanno sequenziato per la prima volta il genoma di un africano risalente a molti anni fa: l’uomo di Mota, vissuto nel 2500 a.C. e i cui resti sono stati rinvenuti in una caverna dell’Etiopia. Grazie al particolare microclima della grotta, infatti, il suo scheletro si è conservato in maniera sufficientemente buona da permettere l’estrazione del Dna e il suo sequenziamento, il primo in assoluto su resti archeologici provenienti da questo continente.

Dal confronto del Dna dell’uomo di Mota con quello dei moderni abitanti del corno d’Africa, è stato possibile ricostruire la storia genetica di questa popolazione, e stimare l’entità del cosiddetto “Eurasian Backflow”: un misterioso evento migratorio che intorno al 1000 a.C. portò le popolazioni dell’Eurasia occidentale, gli Ari, verso le terre della Somalia e dell’Etiopia.

Secondo questa nuova ricerca, circa il 25% del genoma dei loro attuali discendenti è dovuto a questo evento. Ma questo Dna si è poi diffuso in tutto il continente, probabilmente grazie all’espansione delle popolazioni Bantù: almeno il 5% dei geni dei moderni abitanti dell’Africa, dagli Yoruba della costa orientale ai Mbuti del Congo, sembra avere un’origine euroasiatica.

L’esistenza di questo flusso migratorio nel 1000 a.C. era già nota dagli studi archeologici e linguistici, ma per la prima volta è stato possibile valutarne l’entità, due volte maggiore rispetto a quanto si è pensato finora: si stima che i nuovi arrivati fossero circa il 30% dei nativi, una percentuale ingente che dovette sicuramente avere ripercussioni sulla cultura e sull’ordinamento sociale dell’epoca. Gli Euroasiatici portarono in Africa anche piante come il grano e l’orzo, diffondendo probabilmente nuove forme di agricoltura. Esattamente come avvenne in epoca Neolitica, 7000 anni fa, quando le popolazioni di provenienza orientale portarono in Europa nuove forme di agricoltura sperimentate nella Mezzaluna fertile.

Ma se le conseguenze di questo flusso migratorio sono al vaglio della scienza, le loro cause sono un vero e proprio mistero: cosa portò così tante persone a lasciare i loro paesi in cerca di nuove terre, tremila anni fa? L’unica cosa certa, per ora, è che le popolazioni dell’antichità si sono mescolate più e più volte: la storia migratoria dell’umanità ha legato Africani, Asiatici e Europei molto più a fondo di quanto non si fosse mai immaginato.

Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.aad2879

Credits immagine: Georgie Pauwels/Flickr CC

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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